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Il paese ritrovato

Capitolo primo

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Il telecronista ruggiva dal televisore, entusiasta per le bella prestazione dell'Italia contro l'Inghilterra. Sarebbe stata certo sconfitta anche stavolta, ma era comunque un onore evitare l'ultima piazza al "Sei Nazioni" di rugby.

Carlo si godeva il replay della meta azzurra, quando una visione ancor più paradisiaca si frappose fra lui e lo schermo. - Guarda cosa ci ha mandato Riccardo da Cuba! - Sua moglie stava agitandogli sotto il naso una grossa scatola di sigari avana, dalla quale spuntava un biglietto di auguri scritto con calligrafia elegante, vergata e resa indelebile da un inchiostro di china tutt'altro che dozzinale. Ma l'espressione da beota che subitamente si disegnò sul volto di Carlo non dipendeva dai sigari né dal biglietto: la sua signora era entrata vestita unicamente d'un bikini di un arancione splendente, e non c'erano né mischie virili alla tv né aromi di tabacchi esotici in grado di tener testa a cotanta visione. - L'ho comprato proprio per quando andremo a Cuba quest'estate, tesoro... ti piace? - Carlo guardò l'orologio: mancava ancora più di un'ora e mezzo all'appuntamento al quale non poteva mancare nel pomeriggio, e in un'ora e mezzo potevano succedere molte cose.

Cercò il telecomando, riuscì a tentoni a spegnere la tivù, che adesso produceva un baccano infernale, riportando esplosioni mediorientali e voci isteriche americane che parlavano di irreperibili depositi di iprite e gas mostarda. Nel silenzio, l'arancione elettrico del costume da bagno sembrava urlare d'urgenza. - Cuba? Uh... non lo so. Vieni qui un attimo, provo ad aggiustartelo meglio... sai, dicono che dalle parti di Santiago sia obbligatorio prendere il sole in topless, e mi chiedevo... - Il clic del reggiseno suonò alle orecchie di Carlo come una fanfara angelica.

Arrivò all'appuntamento con tre quarti d'ora di ritardo.

 

Capitolo secondo

Parolata.it è a cura di Carlo Cinato.
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