Cos'è un iperromanzo
Per definire cosa si intenda per iperromanzo iniziamo dalla parola iper-. Significa "superamento di un limite stabilito, quantità superiore al normale", poi diventato "di dimensioni molto grandi, di qualità straordinarie".
Passiamo quindi al concetto di ipertesto: senza raccontare la storia dai primordi (chi fosse interessato può trovare ulteriori informazioni in bibliografia) si può dire che il termine ipertesto (hypertext) sia nato nel 1965 grazie a Ted Nelson che, con il progetto Xanadu, ha cercato di realizzare un incrocio tra una biblioteca, il più ampia possibile, e quella che è attualmente internet. Una definizione di ipertesto è la seguente.
"Un ipertesto consiste in un insieme di blocchi informativi e di un insieme di collegamenti logici (link) istituiti fra tali blocchi, fra porzioni di tali blocchi o all'interno di un singolo blocco. Un utente può accedere ai singoli blocchi informativi percorrendo variamente i collegamenti che li uniscono. Il contenuto dei blocchi informativi può essere testo scritto, immagini fisse e in movimento, suoni e altri mezzi di comunicazione."
Ora, associando il concetto di ipertesto al concetto di romanzo si ottiene una prima definizione di iperromanzo in modo naturale: iperromanzo è un romanzo scritto in forma di ipertesto, permettendone in tal modo una fruizione non sequenziale da parte del lettore. Questo è ciò che chiameremo iperromanzo "di forma", o iperromanzo in senso stretto.
Associando invece il significato di iper (superamento del limite) al concetto di romanzo otteniamo un secondo significato, che Calvino ha utilizzato per la prima volta coniando il termine iper-romanzo (hyper novel in inglese) nel 1985, in quello che sarebbe dovuto essere un ciclo di conferenze e che poi è diventato il libro "Lezioni americane" [1] .
Calvino descrive l'iperromanzo come luogo "d'infiniti universi contemporanei in cui tutte le possibilità vengono realizzate in tutte le combinazioni possibili"; dove può valere "un'idea di tempo puntuale, quasi un assoluto presente soggettivo" (Jorge Luis Borges: Il giardino dei sentieri che si biforcano; racconto della raccolta Finzioni); dove le sue parti "sviluppano nei modi più diversi un nucleo comune, e che agiscono su una cornice che li determina e ne è determinata"; che funziona come "macchina per moltiplicare le narrazioni" (Italo Calvino: Se una notte d'inverno un viaggiatore, e Il castello dei destini incrociati); "costruito da molte storie che si intersecano" (Georges Perec: La vita istruzioni per l'uso).
La definizione di Calvino è molto centrata sui contenuti piuttosto che sulla forma dell'iperromanzo, in quanto non era ancora noto ciò che la tecnologia avrebbe realizzato nel giro di pochi anni grazie a internet e il Web, gli esempi che lo scrittore indica hanno quindi tutti la forma di libri tradizionali da leggere linearmente e la definizione che dà non deriva direttamente dal concetto di ipertesto. Questa di Calvino è la definizione che noi chiameremo iperromanzo "di contenuti".
Non è mia intenzione iniziare una discussione con Calvino sull'argomento poiché ne uscirei sconfitto, ma ritengo che, essendo "iperromanzo" un nuovo sostantivo, dovrebbe essere utilizzato per significare qualcosa di profondamente diverso da ciò che esisteva precedentemente. Se l'iperromanzo fosse differente dai normali romanzi unicamente per i contenuti sarebbe stato sufficiente, e a mio parere più corretto, utilizzare o inventare una nuova parola da affiancare a "romanzo" per identificarlo, come è stato per i romanzi di fantascienza, i romanzi polizieschi e così via. La mia proposta sarebbe di chiamare "romanzo complesso", nel senso di romanzo formato da vari elementi, il romanzo a lettura sequenziale con i contenuti descritti da Calvino. Viceversa l'utilizzo del nuovo sostantivo dovrebbe rappresentare una differenza sostanziale e formale da ciò che era precedentemente, quindi, come la poesia è profondamente diversa da un romanzo, anche un iperromanzo dovrà essere profondamente diverso da un romanzo.
Questo per dire che esiste una ambiguità con il termine iperromanzo, poiché può essere tale per contenuti oppure per forma. Ciò che è indicato normalmente come iperromanzo può essere quindi sia un romanzo scritto e letto nella forma classica sequenziale ma con contenuti "complessi", sia un romanzo scritto e letto in modo non sequenziale, con l'ausilio di tecnologie e supporti adatti.
D'ora in poi utilizzeremo il termine iperromanzo per intendere sia gli iperromanzi di contenuti che quelli di forma, magari specificando di quale delle tue categorie stiamo trattando; per indicare espressamente un iperromanzo di contenuti utilizzeremo i termini romanzo complesso; per indicare un iperromanzo di forma, perlomeno quando sarà realizzato in modalità ipertestuale, useremo i termini romanzo ipertestuale.
Nei prossimi saggi ci addentreremo nel mondo degli iperromanzi distinguendo quindi nettamente i due insiemi e analizzando alcune opere che sono normalmente indicate come iperromanzi. Il primo insieme raggrupperà gli iperromanzi "di contenuti", i romanzi complessi, quelli citati da Calvino e altri simili; il secondo insieme raggrupperà invece gli iperromanzi "di forma", in genere, ma non necessariamente, realizzati su supporti differenti dal libro che ne permettano effettivamente una lettura non sequenziale: questi ultimi saranno indicati come romanzi ipertestuali quando realizzati con questa forma. Ad ogni romanzo o iperromanzo verrà assegnato un voto di complessità di contenuti e un voto di complessità di forma. Non si intende in questo modo dare un voto alla qualità del romanzo, ma solamente alla rispondenza rispetto alle aspettative ingenerate dall'utilizzo del termine "iperromanzo" associato ad esso.
I voti saranno assegnati da 0 a 10: nel voto alla complessità di contenuti si valuterà con 0 un romanzo puramente lineare, con un teorico 10 il romanzo più complesso ottenibile, assumendo che la definizione di iperromanzo sia adeguata per romanzi con un voto di complessità di contenuti almeno uguale a 6; nel voto alla complessità formale si valuterà quanto il romanzo in questione riesce a discostarsi come forma dal racconto che deve essere letto in modo puramente sequenziale.
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Data di pubblicazione: 9 marzo 2008.