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Esercizi di omicidio, capitolo undici

di Paolo Campia

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Saint Golain, ore 22:30
Vinorov stava concludendo la sua cena gustandosi un buon cognac al tavolo del ristorante Chez Moi, appena fuori paese, in compagnia della ragazzetta di turno, quando all'improvviso squillò il cellulare. Diede un'occhiata distratta al telefono, per vedere chi lo stesse importunando: "Numero Privato", compariva lampeggiando sul display, mentre la suoneria saliva costantemente di volume.
- Scusa, devo rispondere - disse senza troppo riguardo alla ragazza; si alzò dal tavolo e si diresse verso l'esterno del ristorante.
- Pronto?... sì... cosa?!... dove?!... ma come è possibile?!... Ok, adesso ci penso io!
Fu così che Vinorov venne a sapere dell'assassinio di Janos e Borla e della fuga di Moris da Saint Golain. Non fu tanto la morte dei suoi due scagnozzi a turbare Vinorov, quanto la spiacevole sensazione di non essere più padrone del gioco: fin dall'inizio aveva creduto di avere Moris in pugno, ora invece era costretto a rincorrerlo. Doveva fare qualcosa, subito, prima che Moris riuscisse a far perdere definitivamente le sue tracce. Si ricordò quindi di quella amica di Baptiste, quella modella che era anche amica di Moris che lavorava alla polizia. Sì, certo, era la persona giusta per aver informazioni su Moris in tempi brevi. La chiamò al cellulare, ma non rispose. Chiamò una seconda volta, una terza, ma senza successo.

Parigi, il giorno dopo, ore 08:15.
- Archivio: sono Lucille, come posso aiutarla?
- Ciao, sono Sviatoslav. Devo parlarti.
- Sviat... Ma sei impazzito! Sai che non voglio essere chiamata al lavoro, qui controllano le chiamate. Chiamami sul cellulare.
Lucille stava per riattaccare quando Vinorov replicò con veemenza - Ti ho detto che devo parlarti, adesso, e il tuo cellulare è spento, da ieri sera!
Lucille frugò velocemente nella borsetta a ne trasse il cellulare, inequivocabilmente spento. Già, lo aveva spento ieri sera proprio per non essere disturbata e stamattina non si era ancora ricordata di accenderlo.
- Dammi un attimo - disse - ti richiamo appena possibile - ed attaccò velocemente.
- Fortuna che Antoine non è ancora arrivato - pensò Lucille mentre si dirigeva velocemente verso il cortiletto interno della caserma di polizia.
- Pronto Sviatoslav, sono io.
- Il tuo amico Moris ha combinato un bel casino. Ha ucciso due dei miei ed è scappato. Devo assolutamente trovarlo. E tu mi devi aiutare.
- Accidenti! - esclamò Lucille - determinato il ragazzo! Ma cosa ti fa pensare che io possa aiutarti?
- Lavori o no alla polizia? - disse brusco Vinorov - e poi mi sembra che i tuoi servigi siano sempre stati abbondantemente ripagati.
- Sei il solito galantuomo - rispose ironica Lucille - e perdipiù sei pure fortunato. Posso dirti che Moris è qui a Parigi. L'ho visto ieri sera, mi ha telefonato dicendomi che era sotto casa mia e se poteva salire. Sai com'è, non me la sono sentita di lasciarlo fuori e l'ho fatto salire. Poi, beh, non penso siano affari tuoi quello che è successo dopo!
Un largo sorriso si dipinse sul viso di Vinorov, in un solo istante aveva scoperto dove si era rifugiato quel dannato e già gli balenava in mente un modo per potersene liberare una volta per tutte.
- Non mi importa cosa è successo ieri sera. Voglio invece che stasera lo inviti a cena nel ristorante di Baptiste, lui saprà cosa fare.

Saint Golain, ore 08:30
- Baptiste, amico mio, sono Sviatoslav!
Quando il telefono squillò Baptiste era a letto, profondamente addormentato.
- Sviatoslav, ma che ti prende?! lo sai che ora è?! Ieri ho chiuso il locale alle due di notte!
- Sì, sì, lo so che è presto, ma devo parlarti, adesso! Ricordi Moris, il pivello che ha tentato di uccidermi? … È tornato a Parigi!
- Ma come a Parigi, non era a Saint Golain?! Non avevate preso anche sua sorella?
- No, no. È una lunga storia, che ti racconterò questa sera. Sto arrivando anch'io a Parigi. Questa volta però si fa a modo mio: Moris deve sparire. Riserva un tavolo per stasera, per quattro.
- D'accordo. A stasera - disse Baptiste.
Baptiste posò il telefono, si alzò e si diresse verso la cucina per farsi un caffè. La situazione era davvero curiosa: quella sera, nel suo locale, si sarebbero trovate sedute allo stesso tavolo le persone che in questi ultimi mesi aveva sapientemente manipolato per raggiungere il suo unico, vero obiettivo, cioè prendere il posto di Vinorov nell'organizzazione!
Devo giocarmela bene - pensava tra sè e sè - mentre sorseggiava il suo caffè.

Parigi, ore 21:00
- Buonasera, signori. Accomodatevi. Avete una prenotazione?
- Si, grazie, mi chiamo Lucille.
- Ah, certo Lucille. Il signor Baptiste vi ha riservato un tavolo nella saletta. Prego, seguitemi.
Moris seguiva Lucille tranquillo, assolutamente ignaro di quello che in realtà stava per accadere; per lui quell'invito a cena sanciva semplicemente il riavvicinamento con la sua ex fidanzata. Anche Lucille appariva tranquilla, quando ad un tratto la sua attenzione fu attirata da una persona, seduta in un tavolo in disparte ed intento a leggere la pagina dello sport di Paris Soir - Accidenti, ma quello sembra...
- Prego, accomodatevi - disse il cameriere, aprendo la porta della saletta.
Quando entrarono nella saletta, Moris impallidì e le gambe iniziarono a tremare. Nella saletta c'era infatti un solo tavolo, apparecchiato per 4 persone, delle quali una era già presente. Moris avrebbe riconosciuto quel viso in mezzo a milioni di persone: era proprio lui, Vinorov. Si voltò verso Lucille ma questa, seppure evidentemente sorpresa dalla presenza dell'uomo col giornale, si era già diretta verso di lui e lo stava salutando cordialmente. - Salute Sviatoslav, che sorpresa rivederti. Conosci già Moris, il mio fidanzato, vero?!
- Certo che lo conosco. Salute, Moris. Accomodati - disse con tono beffardo.
Il mondo sembrò cadere addosso a Moris. Adesso tutto era chiaro: non era certo un caso che Lucille l'avesse accolto la sera precedente, che si fosse dimostrata così disponibile e comprensiva; tutto era concordato, combinato, e lui c'era cascato come un pivello.
Accennò un saluto e rivolse un'occhiata velenosa a Lucille, che nel frattempo si era seduta al fianco di Vinorov. Entrò infine Baptiste, con il carrello degli antipasti ed una bottiglia di Chardonnay da servire come aperitivo.
- Bene, direi che ci siamo tutti - disse con tono spiccatamente cerimonioso - possiamo iniziare - Alla vista di Baptiste, Moris capì di essere definitivamente in trappola: mandante e vittima, qui, insieme, seduti al suo stesso tavolo; quello che davvero faceva fatica a comprendere era il ruolo di Lucille: cosa c'entrava lei con tutto questo?
Intanto, nella sala a fianco, il signore che leggeva Paris Soir aveva posato il giornale e stava chiamando al cellulare - Ci siamo, vice-commissario, sono entrati.

Capitolo 12.

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