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Chi è Carlo Cinato?

Prima parte

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Nei siti sembra essere buona educazione inserire una pagina, probabilmente visitata raramente, intitolata "chi siamo" in italiano, o "about us" in inglese, o "our company" per i siti commerciali e così via.
Insomma, viene spesso indicata una pluralità di persone.
Poiché la Parolata sono un sito e una newsletter gestiti da una persona sola, Carlo Cinato, abbiamo pensato di inserire più biografie di questo individuo, tutte rigorosamente vere.
Ci permettiamo di consigliarne l'uso: scegliete una biografia, a caso, e leggetela, dopodiché intavolate una animata discussione sulla straordinaria vita di Carlo Cinato con uno o più lettori della Parolata, che a loro volta avranno letto un'unica biografia, possibilmente diversa.


Prima biografia

Carlo Cinato è oramai un uomo in età avanzata. Per fortuna gli anni non sono passati invano su di lui, lo provano le profonde rughe sul volto, la schiena affaticata e la saggezza che lo accompagna oramai da anni. L'importante è essere giovani dentro, dice qualcuno. Balle, l'importante è essere giovani fuori, dentro è meglio essere vecchi, avere vissuto, avere dei ricordi e, specialmente, delle esperienze.

Le esperienze di Cinato sono state tante, qualcuno dice troppe, ma solo perché non sa cosa sia un'esperienza. A cosa serve avere viaggiato tanto se ciò non permette di capire di più gli altri uomini? Se serve solo a riconoscere la torre di Pisa in televisione, grazie, può bastare un buon libro. A cosa serve avere camminato nel deserto, se non a provare il morso della sete? O serve a farsi fare la fotografia seduto sul cammello tenuto dal beduino? Perché andare in bastimento in sud America? Per avere una fotografia con il sorriso dipinto sulla faccia, davanti alle cascate di Iguazù, basta l'aereo. Cinato invece col bastimento in sud America c'è andato per annoiarsi a guardare i gabbiani volare sulla poppa della nave.

Cinato non esce più di casa. Ma non è il vecchio misantropo che odia il mondo nel chiuso della casa, che passa le giornate ad ammuffire davanti alla televisione, e che uscirà di casa coi piedi avanti. No, Cinato, magari, domani, prenderà la vecchia Renault Toyota, e ripartirà per il mondo, oppure andrà a scavare pozzi di acqua in Africa.

Ora però è tempo di leggere, di scrivere, di raccontare.

E la Parolata è il modo che ha scelto.


Seconda biografia

Carlo Cinato è uno degli pseudonimi utilizzati da Jorge Luis Borges per presentarsi su internet. Il grande scrittore, come suo uso, ha inventato una biografia del suo alter ego, in modo da avere una vita e un'immagine su cui basare il personaggio scelto.

Nella visione di Borges Carlo Cinato è quindi un italiano di enorme ambizione, di molti problemi irrisolti, di mezza età, di poche qualità e di nulla cultura. L'ambizione di Cinato era l'unico motivo che gli permetteva di appassionarsi alle novità e di lanciarsi in imprese che lo sovrastavano e che, d'altra parte, egli abbandonava alle prime difficoltà. Cinato era quindi stato nella sua vita allevatore di animali, apprendista scultore, promettente allievo all'accademia militare, garzone di negozio, mozzo e marinaio semplice, raccoglitore di frutta, allievo musicista, barista alle prime armi, attore senza speranze, pony express, mendicante, lavapiatti, netturbino, meccanico, custode di cimitero, muratore, idraulico, venditore ambulante, baby sitter, maestro elementare, fattorino e aiutocuoco. Tutti lavori che però non riuscivano a trattenerlo oltre il primo impatto.

Non bisogna badare al lato romanzesco della situazione, tanto caro agli attori hollywoodiani che amano sciorinare elenchi interminabili di lavori per rappresentare l'abnormità della loro passione per l'arte della recitazione: Cinato semplicemente non era in grado di scalfire la prima superficie del lavoro, di affinarsi e imparare qualsivoglia mestiere. Innumerevoli quindi sono state le situazioni in cui è stato allontanato dal datore di lavoro, altrettante in cui il suo tentativo solitario è fallito tra i debiti, molteplici i tentativi infruttuosi di imparare a suonare, a dipingere, a scolpire.

Perché un uomo così dovrebbe ideare un sito internet gratuito, senza pubblicità, senza nessuna speranza di essere notato dal mondo e con argomento la lingua italiana? Qui è l'intuizione del maestro argentino.

Cinato viene casualmente in possesso di una enorme somma di denaro, grazie alla solita eredità dello zio emigrato in America e di cui non conosceva l'esistenza. Cinato è euforico perché non dovrà mai più lavorare per mantenersi da vivere e decide di volere lasciare alle future generazioni qualcosa di artisticamente memorabile. Sceglie la scrittura, forse perché era l'unica arte non frequentata da lui in precedenza, e compra centinaia di scimmie che racchiude in una gabbia dove ha posizionato delle macchine da scrivere: il "suo Genio", a Cinato piacerà chiamare la gabbia. Il suo lavoro da allora consiste nella raccolta periodica dei fogli dattiloscritti dalle scimmie, nell'eliminazione dei fogli che risultano incomprensibili e dei fogli che riportano cose già pubblicate, e nell'ordinamento dei fogli risultanti in sequenze logiche. I risultati di tale operazione possono essere letti sul sito della Parolata a nome di chinalski.

Cinato riuscirà a trovare in questa attività di cernita la continuità che gli è sempre mancata, verrà premiato con il ritrovamento nel suo Genio della serie di fogli, incredibilmente ordinati e senza errori ortografici, che poi verranno pubblicati con il titolo di "Nei frammenti", che lo faranno paragonare a Proust e che gli daranno, finalmente, la fama mondiale.


Terza biografia

Carlo Cinato è il nome scelto da Marilynne Mc Fagen per la sua attività di scrittrice. Marilynne è nata l'8 agosto 1988 a Pine Bluff, nell'Arkansas, da una famiglia di allevatori di bestiame. Ha sempre lavorato in mezzo alle mucche e alle galline però, essendo andata a scuola fino a tredici anni e avendo imparato a vergare dei simboli su un foglio di carta che potevano, con la dovuta perizia, essere interpretati come lettere e quindi come suoni, un giorno decise di essere in grado di trasmettere informazioni tramite la scrittura. La distanza che intercorre tra l'essere in grado di trasmettere informazioni tramite la scrittura e il sapere scrivere qualcosa che valesse la pena leggere fu facilmente superata, e Marilynne decise che avrebbe allietato il mondo con le sue indispensabili produzioni letterarie, incurante della passata esistenza di Stevenson e Proust.

Perché Marilynne ha scelto proprio di scrivere? Tutto sommato a scuola le avevano insegnato a disegnare, a dipingere, a suonare il flauto dolce, e successivamente aveva anche imparato a cucinare discretamente. Il problema è che con la pittura, la musica e la cucina si ha una maggiore dimestichezza, ci si rende conto facilmente se si possiedono delle qualità oppure no e si ha un più facile riscontro da parte dei fruitori: se quando una persona guarda un quadro sbianca in volto, se quando mangia il piatto indugia sui bocconi e necessita di smorfie per trangugiarli, allora è facile intuire che il risultato non è stato apprezzato. La lettura è un'azione più inusuale, più intima e meno evidente: innanzitutto è meno istintivo e naturale capire la reale validità di uno scritto rispetto a una musica o un cibo; inoltre il lettore esprime il giudizio sull'opera in un secondo tempo rispetto alla sua fruizione, cosa che facilita la menzogna circa la valutazione dello scritto. Aggiungiamo a ciò che spesso addirittura l'autore non ha alcun riscontro esterno per valutare le proprie opere: le scrive, le legge, le trova geniali e ritiene che il mondo non possa fare più a meno di tali capolavori.

Marilynne era sempre rimasta affascinata da Joseph Conrad, il polacco che parlava francese e scriveva inglese e in una lingua che non era sua era stato capace di scrivere un racconto oscuro e inquietante come Cuore di tenebra. Lei scelse che avrebbe imparato l'italiano e in quella lingua avrebbe prodotto i suoi capolavori. Le basi della lingua italiana le imparò grazie al menù che le aveva portato lo zio Jack dal ristorante "Il mandolino" di Denver. Le voci che amava maggiormente della lista erano gli "Spagetti alla Bolonnaise" e le "Patate Alfredo". Successivamente si procurò degli albi di fumetti della Marvel in italiano che le permisero di migliorare la capacità di scrivere dialoghi. Fu grazie a loro che scoprì che gli italiani hanno la tendenza a discutere con il proprio antagonista di argomenti risibili in situazioni di estremo pericolo ("Octopus, ti pentirai di ciò che hai fatto! Non avresti dovuto abbattere il grattacielo, ora te la farò pagare in contanti come fa un venditore di auto dell'Illinois al cliente che ha acquistato una Ford Taurus!"). Terza e ultima fase del processo di apprendimento dell'italiano fu la lettura della Divina Commedia, con l'aiuto di un vecchio dizionario italiano-inglese, grazie alla quale riuscì ad affinare le proprie qualità letterarie.

Oggi Marilynne è un'affermata nullità di internet, si iscrive a concorsi letterari truccati spendendo una quantità di denaro, dal 2003 non rinuncia a nessun corso di scrittura creativa nel raggio di 3000 chilometri da casa ed è felice. È felice perché Conrad aveva iniziato a scrivere solo a 36 anni, lei molto prima, e Conrad non aveva mai avuto grande successo in vita come scrittore, e neanche lei: insomma, tutto procede per il meglio.


Quarta biografia

Carlo Cinato è la signora che incontravate spesso sotto casa, quando uscivate a comprare il pane, a fare una passeggiata, e che a volte ritrovavate in centro città. La signora, probabilmente signorina, con i capelli raccolti, con la ricrescita bianca sotto la tinta nera, con la borsa della spesa di tela a quadri, con dei vestiti che non li trovi più neanche all'Upim e un cappottino autunnale di colore incolore, sempre. Carlo Cinato camminava sempre veloce, a passettini brevi per non perdere l'equilibrio, con le mani al petto chiuse a pugno stretto stretto intorno ai manici della borsa, la testa bassa e lo sguardo in avanti, appoggiato sopra la montatura dorata degli occhialini da presbite.

Carlo Cinato ha una stima esagerata, eccessiva nelle proprie capacità, o meglio potenzialità, poiché non ha mai prodotto nulla di significativo in alcun campo.

Tempo fa fece la seguente riflessione: un pittore dipinge e, se anche non è un genio della pittura, ha comunque la possibilità di vendere i suoi quadri, e a un prezzo ragionevolmente alto, per l'oggetto in sé, per il manufatto, perché comunque un buon quadro di un pittore locale può essere meglio di una riproduzione fotografica di un Picasso, o almeno ha un suo senso in quanto "vero" quadro. Oppure un musicista può avere un discreto successo perché la musica suonata dal vivo ha un notevole fascino, è trascinante, e assistere a un concerto di un gruppo di ragazzi mediamente capaci può essere più coinvolgente che ascoltare un disco di Nick Cave. Questo vale per la maggior parte delle opere artistiche prodotte, non vale però per la letteratura.

Quando uno scrittore scrive un libro si confronta con tutti gli scrittori che siano mai nati e di cui esista ancora almeno un libro in circolazione. Con gli scrittori di tutto il mondo, purché abbiano scritto o siano stati tradotti in una lingua nota al lettore. E anche con gli scrittori futuri, a patto che il proprio libro sopravviva a lungo da potersi confrontare con essi. Questo avviene perché nel caso della letteratura il contenuto ha la netta predominanza sul contenitore (ciò non è vero per i bibliofili, ma in questo caso non si tratta più di letteratura). Carlo Cinato ha ritenuto questo confronto universale degno delle sue capacità superiori, poiché è un dato assodato che ella sia più profonda di Dostoevskij, più inquietante di Kafka, più visionaria di Dick, che il suo stile sia sicuramente superiore a quello di Tolstoj, i suoi dialoghi più incalzanti di quelli di Hemingway e i suoi pensieri più acuti di quelli di Canetti.

Da quando Carlo Cinato ha eroicamente raccolto la sfida lanciatale dagli altri scrittori, passati, presenti e futuri, si vede molto meno frequentemente sotto casa vostra, e ancora meno in centro città. Carlo Cinato legge molto, e scrive molto, e pubblica i propri capolavori sul sito della Parolata. Il mondo non si è ancora accorto di lei, ma quando accadrà, tra non molto tempo, si griderà al genio e verrà acclamata su tutta la Terra come la più grande scrittrice di tutti i tempi. Lei, allora, potrà ritirarsi a godere del proprio successo, in silenzio, come ha sempre vissuto.


Quinta biografia

Ciò che dirò potrà sconvolgere certe persone, ma è giunto il momento di scoprire la verità. Carlo Cinato è in realtà Carlo da Palestrina.
Tutti conoscono il famoso culturista e atleta idolatrato dalle folle di tutto il mondo per il fisico perfetto e le movenze eleganti, anche grazie al grandissimo successo del suo sito (www.parolata.it/Palestrina) e della sua newsletter, che vanta ben più di un iscritto e che contiene sempre importanti consigli per i discepoli, riuscendo a dare convinzione e motivazioni anche ai più pigri e riottosi. Egli è da anni un esempio per chiunque desideri migliorare il proprio corpo senza ricorrere a scorciatoie chimiche o chirurgiche.

Carlo da Palestrina iniziò la sua carriera di body builder relativamente tardi, nel 1989, nella famosissima palestra Torino, di via Pinelli, più conosciuta tra gli appassionati come il "Tempio del Muscolo". Non era comunque nuovo a prestazioni agonistiche mozzafiato, essendosi già esibito sui campi da tennis, da pallavolo, da basket, nelle piscine, sulle piste di atletica e, specialmente, sulle pedane di scherma. Fin dalle prime apparizioni nel Tempio il proprietario Mario aveva riconosciuto il talento del campione e aveva preso sotto la sua protezione il promettente ragazzo. Grazie anche ai consigli degli altri frequentatori della palestra, Roberto e Roberto, Mario, Tonino e gli altri, Carlo in breve tempo si trasformò in un invidiatissimo Apollo. Dopo qualche anno la sua fama crebbe e iniziò a ricevere delle offerte anche economicamente consistenti per allenarsi in altre prestigiose palestre, si trasferì quindi per tre anni a Rivoli, in una palestra il cui nome si perde nelle nebbie dell'oblio, e la sua influenza permise all'amico Franz di conquistare un titolo europeo di body building. Un ulteriore passaggio in una nuova palestra gli permise di aumentare il conto in banca e di ritrovare i vecchi compagni del Tempio del Muscolo, oramai definitivamente chiuso. Ma è alla fine del 2004 che esplose il fenomeno Carlo da Palestrina al di fuori dell'ambito sportivo: grazie a un'ottima attrezzatura casalinga fornitagli da Pino egli potè mettere a punto il proprio fisico fino ad arrivare quell'essere stupendo che tutti oggi conoscono: da allora scrive articoli per diverse riviste di salute e di medicina, partecipa a svariati programmi televisivi e radiofonici, tiene numerose conferenze in tutto il mondo e, soprattutto, mantiene il popolare sito web.

Ebbene, a un certo punto della propria eccezionale carriera di ginnasta, Carlo da Palestrina sentì il bisogno di essere apprezzato non solo per il suo corpo stupendo. Come certi cantanti che, raggiunto il successo, scrivono un libro di poesie. Come i calciatori che, raggiunta la notorietà, scrivono (fanno scrivere) la propria biografia. Spesso chi diventa famoso con forme d'arte popolari sente la necessità di mettersi alla prova in campi differenti, più di elite, meno frequentemente accade invece il contrario (ad esempio è il caso di Umberto Eco, prima semiologo e successivamente scrittore di "Il nome della rosa" e altri romanzi).
Come mai questo fenomeno? Forse semplicemente per sfruttare la fama del proprio nome e guadagnare facilmente qualche soldo. Oppure perché fare cose popolari, facili, quando si rende non più necessario perchè si è raggiunta la stabilità economica, lascia il dubbio di stare perdendo il proprio tempo e subentra il desiderio di iniziare attività più appaganti, più elevate. O magari è semplicemente una specie di complesso di superiorità: il facile successo e le folle adoranti fanno perdere il senso del limite, portano l'oggetto di tanta adorazione a credere di essere un genio, di non avere limiti e di potere primeggiare anche in campi che non sono il proprio.
Il fatto verificabile, comunque, è che spesso chi ha successo in un campo cerchi di occupare anche campi che non sarebbero di propria pertinenza, ottenendo magari risultati quantitativi decenti unicamente per la persistenza della fama legata al nome.

Carlo da Palestrina, volendo essere apprezzato unicamente per le proprie qualità di scrittore, non ha cercato nessun aiuto esterno oltre alle proprie capacità: ha cambiato il proprio nome famoso in un più banale Carlo Cinato, è sempre stato attento a non dare motivo di pensare che si nascondesse lui dietro lo pseudonimo. Così ha curato con tranquillità i propri studi letterari, ha pubblicato le proprie opere, senza i vantaggi di avere un pubblico adorante in attesa di chissà quale rivelazione, ma anche senza avere delle aspettative eccessive da sopportare, e soprattutto senza dovere combattere contro i preconcetti che un uomo, un culturista della sua bellezza dovesse per forza essere un ignorante.

Ora, dopo anni di attività nell'ombra e con lo pseudonimo di Carlo Cinato che quasi sopravanza quello di Carlo da Palestrina in quanto a celebrità e onori, finalmente può essere svelato il segreto: il più grande e invidiato culturista di tutti i tempi e lo scrittore più letto e imitato sono, in realtà, la stessa persona.


Sesta biografia

Carlo Cinato è un uomo normale, non è diverso dalle altre persone del pianeta. Se si volesse proprio trovare una differenza potrebbe essere il suo desiderio di superare l'immediato, il presente del momento, e di proiettarsi, alternativamente, nel passato e nel futuro. Il passato a lui serve per prendere lo slancio per poi tuffarsi nel futuro. In un mondo dove la maggioranza delle persone accetta la dittatura del presente, lui desidera qualcosa di più ampio, degli spazi maggiori in cui muoversi.

Le prime avvisaglie di quello che Cinato ritiene essere stato un crollo culturale, ma che così non è considerato dalla maggior parte degli abitanti del pianeta, è stato l'avvento della cosiddetta Big Net. Il vantaggio era di avere un mezzo di comunicazione fruibile ed economico che permetteva a chiunque di diventare parte attiva della vita culturale (il problema era poi trovare chi si interessasse alla enorme produzione culturale, perché paradossalmente all'improvviso tutti parevano essere diventati produttori di cultura e nessuno più consumatore). Lo svantaggio era però che pareva non ci fosse più il tempo per riflettere, per soppesare le parole e i pensieri, come se non esistessero più il passato e il futuro, perché le pagine sulla grande rete potevano essere corrette o cambiate senza lasciare tracce: ciò che contava era solo ciò che si poteva trovare in rete in un dato istante. Non erano più importanti i libri, o gli appunti, o i ricordi, tutto ciò era diventato desueto: si era sempre connessi, qualunque cosa poteva avere risposta semplicemente cercando nella rete, e in tal modo si trovava l'informazione più recente e fresca: a cosa poteva servire memorizzare le cose?

Il percorso era oramai segnato e inevitabile. Si iniziò a inserire nel cervello dei bambini i primi dispositivi "Brainet", prima più rozzi poi sempre più raffinati e invisibili, per permetter loro di essere perennemente connessi alla Big Net e interrogare e ricevere le informazioni direttamente a livello neurale, senza attraversare gli altri organi di senso. In tale modo si erano realizzati, per la prima volta nella storia dell'umanità, i cyborg, essere umani con protesi elettroniche di espansione delle capacità mentali. Come si poteva prevedere, le relazioni personali come erano conosciute fino ad allora terminarono, ed ebbe inizio quella che poi sarebbe stato chiamato "periodo olistico".

Era inevitabile il predominio degli uomini dotati di brainet, i cosiddetti "Fine Head", sugli uomini senza protesi mentali, gli "Edge". I Fine Head erano perennemente connessi alla rete, e potevano chiedere e ottenere informazioni e comunicare tra di loro in modo telepatico. Le interazioni tra Fine Head e Edge, oppure tra Edge, potevano avvenire solo tramite le vecchie interfacce fisiche oppure la voce. Conseguenza di questa differenza di velocità e di efficacia comunicativa fu la quasi completa separazione tra il mondo dei Fine Head e quello degli Edge: i primi alla lunga non ebbero nemmeno più la capacità di comunicare con i secondi, se non utilizzando degli strumenti automatici di traduzione comandati mentalmente da loro e che fungevano da interfaccia tra il modo di comunicazione completamente mentale dei Fine Head e quello fisico utilizzato dagli Edge. Il vocabolario che poteva essere compreso dagli Edge si ridusse sempre di più e il linguaggio utilizzato tra Fine Head e Edge divenne molto simile agli antichi linguaggi di programmazione per computer utilizzati alla fine del ventesimo secolo. Questo linguaggio permetteva ai Fine Head di comandare agli Edge l'esecuzione di compiti anche abbastanza complessi.

Carlo Cinato è un Fine Head, e aveva vissuto per i primi anni della sua vita come tutti i Fine Head, comunicando coi suoi simili e comandando gli Edge. Aveva però la mania di fare una copia delle informazioni che gli arrivavano dalla Big Net su supporto molecolare per poi analizzarle con tranquillità in un secondo tempo. Una piccola stranezza che era sopportata scherzosamente dai suoi amici, ma che gli permise di capire come la grande maggioranza delle informazioni che gli arrivavano dalla rete erano molto superficiali e, ciò che era peggio, spesso venivano modificate per manipolare l'opinione della gente e la percezione del passato. Tante informazioni riempivano la testa con immagini variegate e seducenti, ma in realtà spesso false e con pochi o nessun contenuto. Dopo avere compreso ciò, Carlo Cinato notò poi che le comunicazioni stesse tra Fine Head, essendo realizzate in modo telepatico, erano sciatte e insulse, e la maggior parte di esse erano costituite da parole banali, frasi smozzicate, pensieri incompleti, ripensamenti, incongruenze. Insomma, Cinato si accorse che la facilità della comunicazione aveva come conseguenza la carenza di informazioni e la trascuratezza dello stile.

Cinato iniziò a studiare le modalità di comunicazione utilizzate dagli uomini del passato riscoprendo a fatica una storia dimenticata e che non interessava più a nessuno (chi volesse approfondire l'argomento può vedere [1], [2] e [3]. Le notizie storiche riportate nella biografia sono tratte da [1]). Deluso dalla pochezza di comunicazione che aveva con gli altri Fine Head utilizzando le modalità tradizionali del periodo olistico, provò ad applicare i metodi antichi: iniziò a non utilizzare più la Big Net per comunicare i propri stati d'animo, le proprie idee e i propri pensieri, continuando invece a utilizzarla per le informazioni di lavoro e quelle di scarsa importanza o scarsi contenuti. Cominciò quindi a parlare, nel senso antico del termine, dapprima a fatica, poi con più facilità, con un gruppo di compagni anche loro delusi dall'isolamento comunicativo in cui si trovavano. Insieme decisero di utilizzare l'italiano, una lingua morta della regione dove abitavano e di cui potevano ancora trovare delle opere letterarie sulla Big Net, e a poco a poco riuscirono a ricostruirne le parole, le inflessioni, le espressioni. Le loro orecchie si riabituarono a distinguere i suoni e i timbri delle voci e a poco a poco ricominciarono a pensare a cosa dire e come dire qualcosa, e non solo a pensare qualcosa e trasmetterlo immediatamente al destinatario. Infine cominciarono poi a infarcire i discorsi di immagini poetiche, di finezze lessicali, perfino di giochi di parole.

Non passò molto tempo che Cinato e i suoi compagni sentirono la necessità di pensare ancora di più le cose prima di esprimerle, e nello stesso tempo avvertirono la pesantezza di potere comunicare unicamente nel presente. Cominciarono così lo studio della scrittura, attività anch'essa dimenticata, fino a pubbicare i propri scritti proprio sulla Big Net, non sotto forma di pensieri sparsi o di rapide note senza spessore, ma sotto forma di un sito vero e proprio, statico, consultabile, che mantenesse le conoscenze acquisite e che le rendesse disponibili nel futuro, in questo modo sfruttando al meglio le potenzialità della rete. Ora Carlo Cinato e i suoi compagni continuano nel loro cammino, insieme studiano antiche parole, giocano con esse, scrivono della realtà e della fantasia, e giocano con le vecchie storie e con quegli oggetti oramai disusati che una volta erano chiamati "libri". Riescono finalmente a esprimere con maggiore precisione e vividezza i propri pensieri, magari più lentamente, ma in modo tanto più interessante e piacevole. E riescono finalmente a pensare per il piacere di pensare, di inventare e di condividere. Ora parlano, e ancora più scrivono, solo se hanno davvero qualcosa da dire o da scrivere.

[1] Carlo Cinato, "Dalla voce ai pensieri. Una storia della comunicazione umana". 2374, NeWorlD, Torino.
[2] Carlo Cinato, "Oralità e scrittura". 2377, NeWorlD, Torino.

[3] Carlo Cinato, "La lingua italiana. Un modo antico e moderno di comunicare". 2382, NeWorlD, Torino.


Settima biografia

Non è semplice scrivere una biografia di Carlo Cinato, poiché questo è il nome convenzionalmente dato a un gruppo di persone. Contravvenendo alle regole di massima serietà che contraddistinguono le biografie presentate in questa sezione, riporteremo le vicende di Carlo Cinato come se si trattasse di una singola persona reale.

Carlo Cinato non ha un sesso ben definito, è ondivago; ha corporatura robusta, ma robusta robusta, diciamo che è un grande obeso, ed è quasi completamente analfabeta da poco tempo dopo che ha terminato le scuole. Il suo problema principale è la mancanza quasi assoluta di memoria, sia di breve che di lungo termine, e ciò gli comporta alcune difficoltà nella vita di tutti i giorni. È un grande obeso, s'è detto, per il semplice motivo che non si ricorda se ha già mangiato, e un po' per evitare il dubbio, un po' per golosità (anche se saltuariamente non si ricorda di essere goloso), Carlo Cinato mangia. Saprebbe poi scrivere benissimo, in cinque lingue, ma né si ricorda come si faccia a scrivere né, tantomeno, quali lingue conosce, e quindi non se ne fa nulla.

Spesso viene ricordato a Carlo Cinato che lui è l'esatto opposto di un personaggio letterario, Funès, Funès el memorioso, e lui va fiero di questo accostamento per qualche minuto, poi se ne dimentica. Invece chi è l'autore che ha inventato Funès lo dimentica subito. E ogni tanto, ma meno spesso, gli ricordano anche di un uomo che scriveva libri, ma aveva molto più in considerazione l'arte della lettura rispetto a quella della scrittura, che diceva di sè di essere un discreto scrittore ma un ottimo lettore, e non si può dire che fosse analfabeta, come invece Cinato, ma aveva comunque bisogno di essere aiutato per potere leggere e scrivere, poiché non era in grado di farlo da solo. Anche di questa persona Cinato non ricorda mai il nome.

Anche Cinato è un ottimo lettore, questo si ricorda ancora di saperlo fare. Legge, si fa leggere da qualcuno, a più non posso, con gusto e apprezzando lo stile di scrittura più che le storie narrate, inizia decine di libri e ogni tanto ne finisce pure qualcuno. È ritenuto da molti esperti essere uno dei migliori lettori del mondo, è infatti richiestissimo da molti autori che pagherebbero cifre enormi per fare leggere un proprio libro a Carlo Cinato. Come detto però Carlo è molto selettivo: è capace di interrompere un libro alla prima parola, se questa non lo soddisfa, viceversa ci sono libri di cui ha letto e riletto una singola pagina, e non riesce a proseguire oltre perché in quella pagina trova ogni volta dei significati che alla lettura precedente non gli si erano rivelati: sono pagine di Proust, di Canetti, di Dostojevski, di chinalski.

Come si è capito Carlo Cinato non ha fisicamente scritto i testi che a lui sono attribuiti, però li ha letti, li ha immaginati, ha costruito con la fantasia un mondo basandosi su quei pochi simboli impressi sulla carta. E in questo modo ha fatto sue le vicende narrate, i pensieri riportati nei racconti. Un libro non è nulla di per sé, non ha forza, non è un quadro o una scultura che possono avere vita propria anche senza chi li ammira. Un libro è solo un oggetto, delle pagine tra di loro unite. Ma un libro nelle mani di un lettore acquista una forza incredibile, esplode in milioni di pensieri e sfaccettature, travalica le poche idee dell'autore e prende vita. Gli autori più avveduti questo lo sanno, e Carlo Cinato, essendo il migliore lettore del mondo, è il detonatore perfetto per un libro. Deve essere scritto bene, non deve essere una sequenza di frasi o di idee già sentite, deve contenere delle immagini che colpiscano l'attenzione e l'immaginazione: per un accostamento di parole, per un suono nelle sillabe, per un odore evocato. Un libro scritto bene nelle mani di un lettore attento diventa un capolavoro, e Carlo Cinato ha prodotto molti capolavori, vere e proprie opere d'arte di cui l'umanità può andare giustamente fiera. Peccato che di tutto ciò, lui, non ricordi più nulla.


Ottava biografia

Di Carlo Cinato non esistono fotografie. Questo non è ovviamente un caso unico: rimanendo al campo letterario e di scrittori altrettanto noti ed elusivi, anche di Thomas Pynchon o J. D. Salinger non si hanno fotografie o comunque notizie, ma di loro riparleremo più tardi. In realtà una unica fotografia sembra, almeno in parte, riportare le fattezze di Carlo: si tratta di un uomo che consegna il proprio biglietto da visita a Borges, in un caffè di Buenos Aires; sfortunatamente la sua faccia è stata nascosta e comunque non è sicuro che si tratti davvero di lui. Ma ci sono ben altre stranezze non note nella sua incredibile vita.

Carlo Cinato, come autore, è segnalato dai critici letterari addirittura a partire dal 1717, e a lui sono associate le opere più disparate, anche se non tutti gli studiosi concordano nelle attribuzioni. Nei libri in cui viene trattato è indicata la data di nascita e mai quella di morte, e comunque la data di nascita varia notevolmente, dalla più remota nel 1653 alla più recente, nel 1965. Tutto ciò ovviamente non permette di risalire alla data esatta di nascita e, particolare inquietante, la discordanza delle varie fonti non è rilevata da alcun critico, come se tutto ciò fosse normale e corretto. L'anomalia ha fatto pensare a un complotto per nascondere le informazioni al pubblico, anche se un metodo così rozzo difficilmente avrebbe potuto mantenere tanto a lungo il segreto. Nonostante tale rozzezza però solo nel 2005 le incongruenze sono state rese in qualche modo pubbliche, grazie a internet, e da allora il controllo per bloccarne la diffusione sembra essere ancora aumentato, tanto che da allora non sono più state pubblicate informazioni su Carlo Cinato in rete e sui libri. Ad oggi, ad esempio, incredibilmente non esiste la voce relativa a Carlo Cinato su Wikipedia, non nel senso che la voce non è modificabile dagli utenti, o contiene poche informazioni, ma semplicemente non esiste, e chiunque tentasse di inserirla verrebbe bloccato dagli amministratori. Ugualmente nelle edizioni dell'Enciclopedia Britannica posteriori al 2005 non è più presente la voce Carlo Cinato, mentre nelle edizioni precedenti era riportata, pur se la data di nascita indicata era anche in questo caso variabile da edizione a edizione.

Rimanendo nell'ambito della diffusione delle notizie sul noto scrittore, dal 2005 praticamente gli unici luoghi dove reperire informazioni su di lui sono il sito www.parolata.it e il sito carlocinato.com, mentre tutti gli altrii siti che trattavano di lui hanno dovuto eliminare le pagine relative dietro pressioni di persone e di gruppi non meglio identificati che hanno minacciato in vari modi i proprietari. Ugualmente molti libri dell'autore, o che trattavano dell'opera di Carlo Cinato, sono stati resi indisponibili, nelle biblioteche o a seguito di furti in case private. Noi della Parolata abbiamo realizzato indagini approfondite e siamo riusciti a ricostruire, pur con molte lacune, la storia di Carlo Cinato, non siamo però autorizzati a citare le fonti per ragioni di sicurezza. Riportiamo di seguito a grandi linee il risultato del nostro lavoro, chi fosse interessato ad approfondire l'argomento è pregato di contattare la redazione del sito.

La nascita di Carlo Cinato è documentata negli uffici anagrafici di Torino nel 1653, anche se della sua infanzia non si conosce nulla e non può essere escluso che la registrazione fosse fittizia e realizzata unicamente per risolvere dei problemi burocratici. I genitori indicati sui documenti torinesi sono savoiardi, di origini valsusine e monferrine, e Carlo potrebbe avere vissuto nel capoluogo piemontese i primi anni della sua vita. Da Torino ci perviene la prima opera letteraria a lui unanimemente attribuita, firmata a nome di Charlo Cinnato e risalente al 1685: "Istruttione de' curati ne l'illustrissimo ducato di Savoja", opera attualmente sopravvissuta solo in copia fotostatica.
Non tanto tempo dopo, tradizionalmente nel 1690, si trasferì in Francia, dove entrò nella corte di Luigi XIV e sotto il nome di Charles Pinault ne fu consigliere oltre che letterato personale; per la corte parigina scrisse in particolare molte opere teatrali.
Nel 1708 si trasferì a Muhlhausen, in Turingia, dove divenne amico della famiglia Bach, che seguì anche a Lipsia: ciò gli permise di indirizzare il piccolo Johann Sebastian alla composizione per organo, affinandolo nell'arte della fuga. È oramai unanimemente accettato che il sistema di accordatura "temperato", grazie al quale Bach potè rinnovare la musica del tempo, fu da lui introdotto grazie alle insistenze di Carlo Cinato. Una attestazione del giovane Bach al genio di Carlo Cinato è riportata nei carteggi tra i due.

Tra il 1730 e il 1820 si perdono le tracce di Carlo Cinato, ma è sicuro che egli abbia spaziato in vari campi della conoscenza umana e abbia prodotto dei contributi fondamentali per il progresso, tali contributi non sono però facilmente identificabili sia per la loro eterogeneità, sia per la caratteristica di Carlo Cinato di essere sfuggente e non volersi mai esporre in prima persona, infine per la necessità che aveva di cambiare residenza per non insospettire le persone a lui vicino e per non essere accusato di stregoneria o simili.

Ritroviamo Carlo sulla costa andalusa intorno al 1820, dove visse per una quindicina d'anni; non sono note le sue occupazioni, tranne che nel 1831 pubblicò con il nome di Ángel de Saavedra y Ramírez de Baquedano , più noto come Duca di Rivas, i "Romances históricos" (Romanze storiche). Nel 1835 è segnalata la sua presenza ancora a Granada, durante la festa del Corpus Christi legge alcuni brani delle romanze, dopodiché si perdono nuovamente le sue tracce.

Sembra che si sia trasferito in Brasile intorno al 1880, per poi tornare in Europa, a Parigi, intorno al 1896 dove è sicuro che Carlo Cinato abbia aiutato Valentin Louis Georges Eugène Marcel Proust a scrivere "Jean Santeuil" e "Contre Sainte-Beuve". In tale modo ha preparato il pubblico all'uscita successiva del suo capolavoro, "À la recherche du temps perdu" (Alla ricerca del tempo perduto), pubblicato tra il 1913 e il 1927. A differenza delle opere precedenti, quest'ultimo romanzo sarebbe stato interamente scritto da Cinato: il vero autore forniva a Proust il materiale da inviare di volta in volta all'editore, compito di Proust era semplicemente quello di rimanere chiuso in casa e fingere di essere un autore impegnato nella scrittura di un romanzo sterminato. La morte di Proust non ha permesso a Cinato di terminare l'opera, ma si vocifera tra gli ambienti dei critici che possa esistere nascosta da qualche parte la conclusione del romanzo scritto da Carlo Cinato dopo la morte di Proust.

Nel 1972 viene pubblicato, con il nome reale di Carlo Cinato, forse il suo romanzo più noto "All'una il tuo amore avrà". In questa occasione Cinato non si è mai presentato in pubblico e si è pensato fino al termine degli anni '80 che il suo nome fosse in realtà uno pseudonimo usato da qualche grande scrittore. In realtà nessun autore noto può essere paragonato a Carlo Cinato, quindi gli studiosi hanno iniziato a supporre l'esistenza di un genio della letteratura che attraversasse la storia più recente del mondo, anche a dispetto delle più normali leggi fisiche terrestri e dell'evidenza umana.

Si diceva all'inizio del presente articolo che Pynchon e Salinger sono due scrittori che potrebbero essere, da un certo punto di vista, paragonati a Carlo Cinato. Ebbene, in realtà Pynchon e Salinger sono Carlo Cinato. O meglio, tutta la loro produzione è in realtà la produzione di Carlo Cinato, che ha usato lo stratagemma di nascondersi dietro due ignoranti eremiti statunitensi e di utilizzarli come nome e facciata per presentarsi al pubblico. Infine, sono centinaia i libri pubblicati su un periodo di più di quattro secoli che sono di attribuzione incerta e che potrebbero in futuro essere attribuiti a Carlo Cinato.

Le informazioni finora esposte non lasciano adito a dubbi: l'unica ipotesi che rende possibile tutto ciò che abbiamo descritto è che Carlo Cinato sia un tralfamadoriano, anche se può sembrare impossibile che nessuno l'abbia mai dichiarato pubblicamente. Tutti sappiamo che i tralfamadoriano hanno la capacità di viaggiare a proprio piacimento nel tempo all'interno della propria vita, e che tale capacità si è spesso trasmessa anche ai terrestri che sono stati rapiti, mantenuti prigionieri su Tralfamadore e poi riportati sulla Terra; questi ultimi però non avendo la possibilità di controllare i propri spostamenti nel tempo. Ebbene, Carlo Cinato sembra avere la capacità eccezionale di viaggiare nel tempo muovendosi all'interno di un periodo più lungo rispetto alla normale durata di vita di un tralfamadoriano, addirittura 400 anni, mantenendo inalterata la caratteristica di non invecchiare.
Le motivazioni per cui Carlo Cinato abbia pensato di trasferirsi da Tralfamadore sulla Terra e fare tutto ciò che ha fatto, al momento non sono note, anche se alcune congetture sono state fatte. In un prossimo articolo tratteremo questo argomento approfonditamente.

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