Era Vinorov che parlava, intrattenendo i suoi compagni di cena. Raccontava storie della sua vita di fuorilegge, storie raccapriccianti, ma anche storie divertenti, come si fa tra amici ricordando i tempi passati o per condividere gli avvenimenti non vissuti insieme. Ma gli altri non erano suoi amici.
Lucille era imbarazzata dalla situazione, non era più sicura di avere fatto la cosa migliore ad accompagnare Moris nel ristorante di Baptiste. Certo, non aveva scelto più di tanto: non era facile scegliere quando Vinorov ti impone qualcosa, devi essere davvero molto motivata per rifiutargli un favore, perché se lui a quel favore tiene particolarmente potrebbe costarti davvero molto il rifiuto. E, tutto sommato, a lei non costava così tanto portare Moris da Baptiste. Quando glielo aveva chiesto non le costava. Ora, però, che lo vedeva indifeso e nervoso seduto al tavolo, che sentiva il rumore delle sue gambe sotto il tavolo, che lo vedeva asciugarsi il sudore dalla fronte e dalle mani, cominciava ad avere dei dubbi di potere sopportare quello che di lì a poco sarebbe accaduto. Così Lucille non parlava, sorrideva a Vinorov, rideva alle battute di spirito, ma non parlava.
E Moris. Neanche lui parlava, e non sorrideva, e nemmeno rideva. Si guardava intorno, mangiava lentamente, con evidente sforzo, e pensava. Si era già trovato in questa situazione di inferiorità con quella belva di Vinorov, a Saint Golain, ma lì era a casa sua, e aveva delle informazioni che l'avversario cercava, insomma, si sentiva più forte, più in grado di tenere testa al russo. Ora aveva capito di essere stato intrappolato: non sapeva come, non sapeva perché, ma Vinorov e Baptiste insieme, che si scambiavano occhiate complici, non lo facevano stare tranquillo. Dopo il terzo antipasto, l'insalata di polpo tiepido che, nonostante la situazione poco felice, apprezzò per la raffinatezza, Moris colpì con il ginocchio una sporgenza sotto il tavolo. Si piegò in avanti e, cercando di non farsi notare, tastò l'oggetto fino a capire che si trattava di una pistola fissata con del nastro adesivo sotto il piano del tavolo. Non poteva sapere se la pistola fosse carica oppure scarica, avrebbe dovuto pensare alle conseguenze delle due possibilità, e a chi avrebbe potuto metterla sotto il tavolo: Baptiste? Lucille? Addirittura Vinorov? Ora poteva agire, non doveva solo attendere gli eventi ma poteva anticiparli.
Baptiste si era preso l'impegno di servire al tavolo, però tra una portata e l'altra si sedeva anche lui e cenava con loro, anche se non mangiava molto, e ascoltava con evidente piacere i racconti di Vinorov. A un tratto questi guardò con occhi duri verso il giovane e gli chiese senza preavviso - Tu sai che cosa è successo ai tuoi genitori?
Moris, colto di sorpesa, tolse le mani dalla pistola ancora fissata al tavolo, come se di colpo fosse diventata bollente, e arrossì come se fosse stato scoperto. Non riuscì subito a rispondere, prima dovette superare la sorpresa di questa domanda così diversa dai discorsi faceti di poco prima, e poi dovette reprimere la rabbia al pensiero di ciò che gli aveva raccontato Baptiste circa un mese prima. - So qualcosa.
- Chi te l'ha raccontato?
Moris fece un cenno con la testa verso Baptiste.
- Allora conosci tutta la verità. Sai che non sono morti in un incidente stradale. E sai che avrebbero fatto meglio a non opporsi a chi cercava solo di spostarli da una proprietà che era diventata troppo pericolosa per loro. E sai che chi li ha dovuti eliminare è ancora vivo, eduto al tuo tavolo. Come ti senti a sapere tutto ciò?
- Tu sei d'accordo con Baptiste, vero? Baptiste mi ha fatto credere che avrei dovuto ucciderti per prendere lui il tuo posto, ma non è vero, voi due siete d'accordo.
- Baptiste e io siamo sempre andati d'accordo, ci siamo sempre divisi i compiti e non c'è mai stato bisogno di discutere, vero Baptiste?
- Allora cosa c'entro io? Perché mi avete preso in mezzo?
Moris guardava ora verso Lucille, non riusciva a dare un senso agli accadimenti delle ultime settimane, e ancora meno riusciva a capire il motivo per cui, insieme a quei due individui, si trovava ora la sua piccola Lucille. Era davvero cambiata così tanto in così poco tempo? Nel frattempo Baptiste si era allontanato e stava ora tornando con un paiolo di zuppa di pesce sul carrello di portata.
- Bravo Baptiste, finalmente posso mangiare il tuo aziminu, me lo sognavo di notte.
Moris nel frattempo aveva staccato il nastro adesivo e ora aveva la pistola in pugno. Non gli interessava più sapere se il caricatore era carico o se era l'ennesima trappola, non gli interessava sapere chi aveva messo lì l'arma e perché. Gli interessava solo sapere che aveva fatto il possibile per uccidere l'assassino dei suoi genitori, e uscire da quella situazione in cui non riusciva a capire i ruoli. Non gli interessava sapere come: voleva solo che questo incubo finisse.
Lucille, dopo il primo momento di imbarazzo, ora si era ambientata nella nuova situazione e godeva dell'essere complice di Vinorov. Le faceva anzi piacere vedere Moris agitarsi sulla sedia. Il ragazzo era estremamente nervoso, ed era la prima volta che lei lo vedeva in difficoltà, in genere aveva sempre la battuta pronta, anche strafottente, anche con lei, anche quando erano ancora fidanzati. Ma lei non aveva mai sopportato la sicurezza ostentata da Moris, e godeva ora a vederlo in difficoltà, e ancora di più godeva di godere della difficoltà del ragazzo: Moris rappresentava Saint Golain per lei, era il paesino dove non avrebbe avuto prospettive, il piccolo borgo che la nascondeva al mondo e non le avrebbe potuto dare nulla di ciò che necessitava. Anzi, una cosa le aveva dato: la conoscenza di Vinorov, l'appoggio a Parigi per potere entrare nel bel mondo dei ricchi, per conoscere tanta gente interessante e ai quali il suo corpo interessava, fino a riuscire a farsi promettere, in cambio davvero di poca roba, una parte in un prossimo film televisivo prodotto da un amico di Vinorov. In cambio di poco: entrare in polizia, in un posto defilato, in archivio, e raccogliere occasionalmente qualche informazione. Questa sua posizione delicata la metteva anche al sicuro dalle smanie sessuali del potente di turno: non doveva troppo esporsi al di fuori del lavoro, non doveva attirare l'attenzione, e Vinorov la proteggeva dai vecchi bavosi che, senza il russo, avrebbe forse dovuto accettare per rendere più spedita la sua ancora giovane carriera.
Era contenta di vedere che nulla la legava più a Saint Golain, e ai suoi abitanti, anzi, si sentiva assolutamente indifferente alla sorte di Moris, ed era contenta di essere dalla parte di Vinorov, del più forte. Durante la sua permanenza a Parigi era diventata più cinica, più indifferente agli altri, e ciò le dava sicurezza: ora sapeva che sarebbe riuscita a raggiungere i suoi obiettivi: la notorietà, i soldi, il mondo brillante della televisione e dei VIP. Ancora pochi mesi e avrebbe definitivamente abbandonato il lavoro alla polizia di Parigi, che comunque fa curriculum - la notorietà si costruisce anche dalle piccole cose, italiana in Francia, nata in un paese piccolo, infanzia contadina, diplomata, finalista di miss France (come un'italiana abbia potuto partecipare a miss France rimane a tutt'oggi un mistero, N.d.C.), stagista in polizia, mica tutte le sue concorrenti possono vantare delle caratteristiche così particolari? sai quante storie si inventano le rubriche scandalistiche su queste basi? – e avrebbe abbandonato quel vice-commissario che la guarda sempre come se fosse una vacca al mercato, un bell'uomo, nulla da dire, ma che vantaggi le potrebbe dare un mezzo fallimento umano come quello? Ma si era distratta, Baptiste le stava riempiendo il piatto con la zuppa di pesce.
Baptiste aveva servito Lucille, e stava ora riempiendo il piatto di Vinorov che si preparava a riceverlo.
- E la tua sorellina, come sta? Hai notizie di lei? Non vorrei che avesse fatto la stessa fine dei tuoi genitori, o anche peggio. Non sei stato particolarmente gentile con me a Saint Golain.
Moris si alzò dalla sedia di scatto e puntò la pistola verso il russo. Anche Vinorov fece un balzo in avanti, sporgendosi sul tavolo. Moris saltò di fianco e, un istante prima di fare scattare il percussore, vide Vinorov improvvisamente sorridere, non un sorriso beffardo, o di sfida, come aveva visto al bar di Saint Golain, ma un sorriso vero, aperto, di riconoscenza verso l'uomo che stava per ucciderlo.
Un boato, la pistola era carica, poi un altro, e Vinorov, sbilanciato, rovinò sul tavolo. Lucille cadde dalla sedia e si riparò sotto un altro tavolo, Baptiste invece rimase immobile qualche secondo, poi spostò con attenzione il carrello sui cui era appoggiato il paiolo. Passarono al massimo trenta secondi di silenzio irreale prima che tre uomini, agenti in borghese, entrarono nella stanza con le pistole in pugno. Credevano di essere entrati in una fotografia: quattro persone erano variamente posizionate intorno a un tavolo, in piedi, accasciati o per terra, ma tutti erano immobili: chi era in attesa proprio dei tre poliziotti, chi non sapeva cosa altro fare, chi aspettava di capire come sarebbe stata la propria vita d'ora in poi, chi non aveva più nulla da attendere.
Il vice-commissario Magretti arrivò dieci minuti dopo l'omicidio, richiese il fermo dei tre commensali della vittima e lavorò alcune settimane al caso. In realtà ci sarebbe stato relativamente poco da lavorare, ma l'intreccio italo-russo-francese l'aveva interessato come e più dei romanzi del suo quasi omonimo collega.
L'omicida, Moris, era stato colto praticamente in flagrante e comunque aveva subito confessato anche l'uccisione del sosia alla Defènse, pur con qualche parte della storia che non poteva essere verificata, in particolare il supposto coinvolgimento da parte di Baptiste negli omicidi in qualità di mandante. Inoltre il fatto che Moris avesse scoperto che Vinorov aveva ucciso i suoi genitori quando era bambino sembrava costituire un movente sufficiente per l'omicidio del russo e, per errore, del sosia. Il ragazzo fu imprigionato in attesa del processo, cosa che non sembrò pesargli più di tanto, invece si rallegrò molto alla notizia che la sorella era al sicuro in Italia grazie all'intervento dei carabinieri. Magretti non potè non provare pena per Moris, cosa che gli capitava davvero poche volte per un omicida a sangue freddo, nel suo caso addirittura un doppio omicida. Al processo non poterono che comminargli l'ergastolo.
Baptiste, a parte le accuse non provate di Moris, non sembrava avere altro coinvolgimento nella vicenda, tranne essere un amico, ristoratore e compagno di affari di Vinorov, più volte indagato da parte della polizia ma sempre risultando innocente. Era incensurato e lo rimase anche dopo la vicenda.
Anche Lucille non risultò avere un ruolo attivo in tutta la storia, pur se il suo comportamento era stato sicuramente troppo spregiudicato e le sue amicizie quantomeno dubbie per permetterle di mantenere il posto in polizia. Non c'erano prove di una sua attività di talpa all'interno della polizia, tuttavia diede le dimissioni due giorni dopo il fatto di sangue.
I giornali e le televisioni parlarono lungamente degli intrecci di sangue e amore tra i quattro protagonisti della vicenda. Baptiste ne ebbe un buon vantaggio in termini di pubblicità del ristorante, anche se lui avrebbe preferito un po' più di discrezione intorno alle sue attività. Lucille invece era entusiasta della notorietà che aveva raggiunto: alla prima fase di ospite nei cosiddetti programmi “di approfondimento” seguì una seconda fase in cui partecipava come ospite ai più svariati programmi televisivi, non più in qualità di “donna del mafioso” ma di ragazza scosciata e volto noto; riuscendo infine a recitare nella serie di telefilm “Gendarmerie” in un ruolo minore.
Infine Vinorov. L'autopsia rivelò che era malato di cancro e non avrebbe avuto più di due mesi di vita.