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I grandi dubbi

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Chi ha un perché, ma anche un come, un dove, un quando, può proporlo alla Parolata, e magari anche rispondersi da solo.
Potete inviare i vostri dubbi o le vostre risposte sugli argomenti più disparati alla redazione.


Cablogrammi

Vorrebbero farmi credere che nel 2010 le ambasciate statunitensi comunicano col proprio governo tramite cablogrammi?

Cablogràmma
Dal francese câblogramme, a sua volta dall'inglese cablegram, composto di cable 'gomena', poi 'cavo elettrico sottomarino' e -gram '-gramma'.
Sostantivo maschile [plurale cablogrammi].
Telegramma trasmesso mediante cavo sottomarino.


Chiave di svolta

- Il prossimo interrogatorio sarà importante?
- Sì, sarà la chiave di svolta delle indagini.
Un magistrato (o qualcosa del genere) intervistato al GR2.

Il vostro curatore ha provato a fare una ricerca su internet con "chiave di svolta" e ha verificato che viene usato spessissimo questo modo di dire che, evidentemente, deriva da un'errata comprensione delle locuzioni "chiave di volta" e "punto di svolta".

Vizi Coloniali:
--- Probabilmente è vera la tua supposizione. Credo però che in questo errore - perché penso sia tale - non sia aliena l'associazione "elemento chiave" (cioè elemento importante) - "elemento di svolta" (elemento che che serve a modificare radicalmente una situazione e, quindi, importante per definizione). ---

Maurizio Codogno:
--- Credo che "chiave di svolta" faccia parte della stessa categoria di "salciccia" per "salsiccia": una lectio facilior con un concetto ("svolta") ben chiaro al parlante a differenza di quello originale (chi è che costruisce più un arco con le pietre, oggidì? non ci sono nemmeno i pezzi di Lego!)
Tra qualche secolo, se l'umanità e la lingua italiana vivranno ancora, "chiave di svolta" sarà la forma ufficiale. ---


Campionato chiuso

"Campionato [di calcio] riaperto dal Milan."
Titolo su pressoché tutti i giornali d'Italia.
Il vostro curatore ha sempre pensato che "campionato chiuso" significasse un campionato che non è ancora terminato ma del quale oramai non può più cambiare il risultato. Nella sua accezione un campionato chiuso quindi non potrà mai essere riaperto, si potrà solamente aspettare il campionato successivo.
Il dubbio quindi è: ma se un campionato chiuso può essere riaperto, allora che cosa significa "campionato chiuso"?


Arcangeli e santi

Più che un dubbio si tratta di una proposta: perché non istituire le categorie, come nel pugilato, anche per i santi? Com'è che Santa Cunegonda e San Solutore se la devono vedere con San Michele o San Gabriele? Questi ultimi sono angeli, anzi arcangeli, quindi anche di più, e indubbiamente partono favoriti.
Facile essere santo se sei un arcangelo: ne sarei capace anch'io.
Qualcuno ha qualche cosa da dire a riguardo?

Maurizio Codogno.
--- In realtà gli arcangeli sono tutti festeggiati nello stesso giorno, un po' come se fossero fuori classifica: praticamente hanno preso in leasing il 29 settembre. D'altra parte, Lui è nato il 29 settembre: come vedi, tutto torna (Ok, qui non si parla di politica: taglia). ---

A questo il dubbio diventa: ma allora perché san Pietro e san Paolo sono festeggiati insieme il 29 giugno? Anche loro sono fuori quota?

Maurizio Codogno.
--- Pietro e Paolo sono i Falcone e Borsellino del primo secolo d.C.
Come loro, facevano lo stesso lavoro ma avevano idee politiche piuttosto diverse. Pietro e Paolo erano ancora più radicali, tanto che c'è stato uno scontro tra le loro correnti al primo Congresso del Partito... ehm, volevo dire al Primo Concilio Ecumenico, dove alla fine si è giunti a un compromesso che come logico non è mai stato rispettato.
Di per sé non avrebbero mai sopportato di stare assieme: ma il fatto che siano morti per la stessa mano a poco tempo di distanza l'uno dall'altro li ha immediatamente accomunati nella considerazione del popolo prima e delle gerarchie dopo, nonostante la differenza dell'iconografia (chiavi contro spada). ---


Il bello della diretta

Quando c'è un contrattempo, un piccolo problema, c'è sempre qualcuno che giulivo urla - È il bello della diretta!
E sorge un dubbio. Io ho sempre pensato che il "bello della diretta", quello televisivo propriamento detto, fosse l'improvvisazione di un comico, fosse l'iniziativa di un cantante non preventivata, quindi un qualche avvenimento che renda più vivo lo spettacolo; non riesco invece a vedere la bellezza in un microfono che non funziona o un'attesa prolungata perché l'ospite non si presenta.
Insomma, ho l'impressione che gli "inconvenienti della diretta" vengano spacciati impropriamente come il "bello della diretta".


La legge del taglione

Solo il vostro curatore aveva dato per sicuro che la legge del taglione si chiamasse così perché la punizione poteva essere il taglio di qualche parte del corpo?


Croissant o cornetto?

Ci scrive Pino De Noia.
--- Gentile Curatore, oggi al bar un avventore che farà le vacanze a Briançon mi ha ripreso perché a suo dire chiedere un cornetto alla crema è dizione impropria. Meglio secondo lui sarebbe chiedere una brioche alla crema (e perché no una 'brioche a la creme', con tutti gli accenti e intonazione del caso?).
Ora, poiché questo avventore è un lettore della Parolata, nonché convinto sostenitore, e direi anche molto di più, ti chiedo di intervenire sul tema rimarcando che la Lingua Italiana in estate non va in vacanza. ---

Caro Pino,
innanzitutto non ho detto che sarebbe stato meglio dire brioche ma croissant.
Il fatto è che a Torino, dove si trovava il buon Pino, se non in tutto il Piemonte, il panino dolce a forma di mezzaluna si chiama croissant, mentre il termine cornetto richiama solo il gelato a cono industriale. Se non sbaglio a Milano lo stesso dolce viene chiamato brioche, mentre credo si chiami cornetto in tutto il resto d'Italia.
Detto ciò, una delle esperienze peggiori che possano capitare a un torinese è fare colazione a Roma e sentire chiedere al barista "un cappuccio e un cornetto".
Spero che qualche altro lettore voglia contribuire alla discussione.


La più grande scrittrice

Il vostro curatore quando sente una frase come "la più grande scrittrice di tutti i tempi" pensa a una scrittrice che sia la più brava tra le scrittrici, mentre con una frase come "il più grande scrittore di tutti i tempi" pensa a uno scrittore che sia il più bravo tra le scrittrici e gli scrittori. Secondo voi tale interpretazione è errata? O dipende dalle regole della lingua italiana? Oppure deriva da motivi culturali? D'altronde si dice le donne per indicare le donne, e gli uomini per indicare sia solamente gli uomini sia l'insieme della donne e degli uomini.
Supponendo che l'interpretazione del vostro curatore sia corretta, il dubbio si conclude con: per dire che una scrittrice è la migliore, indipendentemente dal sesso, si dovrebbe dire ad esempio "Dacia Maraini è il più grande scrittore di tutti i tempi"?

Ci scrive il nobile Giovanni Fracasso.
--- Non so aiutarti sul problema scrittore-scrittrice, ma propongo una riflessione ai Tuoi lettori. Il latino risolveva la questione uomo-donna suddividendo il genere umano (homo, -inis) in homines di sesso maschile (vir, -i) e homines di sesso femminile (mulier, -is). Poi c'erano il maschio (mas, maris) e la femmina (femina, -ae).
L'italiano, come al solito, fa deliberatamente confusione. ---


Segnali stradali

Secondo voi chi ha ideato i segnali stradali con su scritto "rispettate i segnali stradali" è un fine logico che si fa simpaticamente beffe degli automobilisti oppure è un cretino totale?


Sono sempre i migliori...

Un dubbio che il vostro curatore ha da sempre è il seguente: per quale motivo si dice la frase "sono sempre i migliori che se ne vanno"? Non è un concetto particolarmente carino, né per chi lo dice, né per chi lo ascolta.
Il vostro si è dato un'unica risposta. Poiché quando uno muore se ne parla sempre in termini positivi, per quanto questi potesse essere stato una persona pessima, ad ascoltare ingenuamente i discorsi dei funerali si ha effettivamente l'impressione che il morto fosse una persona eccezionale, e che chi è vivo sia invece quell'accozzaglia di pregi e di difetti che tutti sappiamo.
Il detto nascerebbe quindi dai discorsi sui defunti. Che poi fosse come una constatazione ingenua del fenomeno oppure un suo commento ironico, beh, questo è un altro dubbio.

Ci scrive Frustalampi.
--- Rispetto al grande dubbio (a parte rammentare un altro detto "Muore giovane chi al Cielo è caro") non saprei proprio che cosa dire; sono però contento di non essere (sicuramente) tra  migliori. ---

E Maurizio Codogno puntualizza.
--- Beh, posso contribuire con http://it.wikipedia.org/wiki/Quem_di_diligunt_adulescens_moritur (muore giovane chi è amato dagli dei: Plauto, Bacchides, a. IV) che perlomeno sposta indietro di un paio di millenni il dubbio. ---

Piero Fabbri contribuisce alla soluzione del dubbio.

--- Essenzialmente, credo che si dica "sono sempre i migliori che se ne vanno" non tanto perchè i buoni muoiano davvero per primi, quanto perché ognuno ha in mente qualche cattivo che avrebbe volentieri visto in bara al posto del defunto. ---

Riccardo Lancioni invece ci dice: voglio contribuire anch'io al dibattito citando la famosa frase del film "I soliti ignoti":
- Sono sempre i più meglio quelli che se ne vanno.
- Ah, ma tanto tocca a tutti, oggi a te, domani a lui...

Ci scrive Marina Geymonat.
--- Secondo me "Muore giovane chi è caro agli dei" ha un significato molto chiaro che è legato alla tristezza e dolorosità della vecchiaia (o almeno è con questo significato che gli autori lo dicevano allora).
"Sono sempre i migliori che se ne vanno", invece credo che purtroppo:
a) non possa rassicurare noi "non migliori", perché non dice che sono SOLO i migliori che se ne vanno! (sono molto fiera di questo commento che sarebbe da Ing. Fracasso!!)
b) potrebbe anche avere un significato un po' ironico, ovvero: quando ormai uno è morto, si trova sempre qualche cosa da dire che lo rende da ammirare...
c) oppure potrebbe trovare la sua conferma nel detto "l'erba cattiva non muore mai", anche se in questo caso non si intende come durata della vita, ma come diffusione della specie... potrebbe piegarsi anche ad un'interpretazione di questo tipo, a supporto del fatto che sono sempre (ma non solo) i migliori che se ne vanno. ---


Mosca che vola

Lettrici, lettori, ho intenzione di sottoporvi un dubbio che ho fin dalle elementari. La mia maestra diceva sempre, tra le molteplici frasi fatte, anche "non voglio sentire volare una mosca".
Io, sinceramente, non ne ho mai capito il significato: se c`è una mosca in circolazione, nel silenzio totale è ovvio che la si senta volare, a meno che la si schiacci ma in quel caso si farebbe comunque del rumore, e ugualmente non si può certo ritenere qualcuno responsabile della presenza della mosca e punirlo se questa volando produce un ronzio.
Secondo me il detto dovrebbe essere "voglio sentire volare una mosca", cioè deve esserci un silenzio tale che mi permetta di sentire addirittura il ronzio di una mosca.
Cosa ne pensate? È solo un grande dubbio o è addirittura un errore di dire?

Hanno per ora contribuito alla soluzione del dubbio Mauro Cociglio e Marco Marcon, entrambi con la versione "voglio il silenzio assoluto, anche solo il leggero ronzio del volo di una mosca non è tollerabile".

Ci scrive un lettore per dirci che
--- in Pinocchio è scritto: "nessuno fiatò più. Si sarebbe sentita volare una mosca". Vuol dire che il silenzio era tale che anche una mosca poteva essere udita. ---
Si tratta del decimo capitolo, quello di Mangiafoco. Collodi, e il gentile lettore, danno quindi manforte all'interpretazione della Parolata.


Carta igienica

Ma se la carta igienica è davvero igienica, perché fa quel mestiere?
Questo dubbio è di Alessandro Bergonzoni.


L'eccezione che...

Ecco a voi un grande dubbio che assilla da anni il vostro ottimo curatore.
Che significato ha la frase "l'eccezione che conferma la regola"?
Dal punto di vista scientifico è sbagliata, in quanto basta una sola eccezione per invalidare una regola generale, nel qual caso il detto dovrebbe essere "l'eccezione che confuta la regola".
Ma, anche se il comportamento umano non è spiegabile con regole matematiche, ugualmente la logica non è un concetto così astratto da potere essere calpestato impunemente. Il senso del detto credo che sia il seguente: se un fatto viene considerato essere un'eccezione significa che esiste una regola, l'eccezione quindi rafforza la regola e ne conferma l'esistenza. Patetico.
Il vostro curatore propone di correggere il detto nel seguente modo: "l'eccezione che non confuta la regola".

La frase "l'eccezione che conferma la regola" è ritenuta errata, oltre che dal vostro umile redattore, anche da Paola Cinato e Berilio Luzcech, che appoggiano la proposta di cambiarla in "l'eccezione che non confuta la regola". Inizieremo al più presto la raccolta di firme a proposito.

Ci scrive a riguardo Piero Fabbri.
--- Per quel che può contare, sappi che io l'ho letta sempre in maniera ancora più triste, proprio perchè sostanzialmente contro-scientifica.
Ritengo che il detto (che mi figuro essere caratteristico di questa nostra bella terra, e non a valenza internazionale) discenda dal retaggio per così dire "giuridico" della cultura italiana. L'intellettuale italiano di riferimento è sempre stato (e temo sia ancora) non lo scienziato, e neppure il poeta; ma l'avvocato. E un sistema giuridico, un codice, perfino un misero articolo quando non perfino un codicillo, non è tale se non prevede il "caso particolare ed eccezionale". L'idea scientifica che una sola controprova demolisca la teoria è tutt'altro che innestata nella cultura nazionale, Carlo mio.
Qui si è talmente abituati ai distinguo, agli omissis e ai "casi particolari" che una legge che non sia zeppa di queste eccezioni (e magari relative contro-eccezioni) appare del tutto monca, all'italico intelletto. Quindi, una regola è giusta e buona solo quando prevede al suo interno le sue eccezioni, il suo fallimento. Se non ha questa lungimiranza, allora probabilmente è regola debole, affrettata, approssimativa.
Tutto il contrario della scienza, in cui una legge è elegante se è semplice, e in cui il Rasoio di Occam è sempre pronto a tagliare via gli inutili orpelli. ---

Ci scrive Achille Campanile.
--- Ci sono regole che sono fatte di sole eccezioni. Sono confermatissime. ---


Rock e lento

Due dubbi.
Essendo Celentano uno dei cantanti più lenti e meno rock del mondo, come può essere credibile uno slogan siffatto detto da lui?
E poi, essendo il rock entrato in agonia a metà degli anni ottanta, mantenuto artificialmente in vita fino a fine anni novanta e oramai deceduto da almeno otto anni, perché prenderlo come simbolo di bontà?

Contributo di Piero Fabbri.
--- L'unica volta che ho sentito per intero un monologo di Celentano su rock/lento (e sì, trovo anche io abominevole la contrapposizione aggettivale di due parole che non sono mai state contrapposte, salvo forse nelle festicciole con mangiadischi o tenute negli appartamenti dei quattordicenni anni '60) parlava di Ratzinger come "hard rock" perchè apriva ai divorziati (ma quando mai?) e di Zapatero "lentissimo" non so perchè. E allora non posso parlare troppo di questo perchè sennò si degenera facilmente in politica... ---


Perle ai porci

Ma se la parola 'perla' deriva etimologicamente da 'maiale', qual è il significato ultimo del detto 'perle ai porci'?
A questo punto mi sembra più corretta la variazione utilizzata dalla Parolata: 'perle dai porci'.


"Doma l'auto"

Giovanna Giordano ci espone il suo dubbio.
--- Ieri sera, appena dopo aver imboccato l'autostrada che da Brescia va a Piacenza e poi all'agognata Torino, su uno dei primi cartelli luminosi, nel quale immaginavo un piatto "prove tecniche" o un menagramo "1 morto su 3 per ...", ho invece letto la seguente scritta: DOMA L'AUTO - SEI TU IL COWBOY. Giuro che non ho ritrovato tale amenità in nessun altro luogo e mi resta il ragionevole dubbio che essa sia frutto della mente di un bresciano accaldata più del solito, tuttavia non potevo non fartene parte, chiedendone diffusione agli amici della Parola Rivelata. ---


Le mutande da donna

Perchè le pubblicità delle mutande da donna, ad esempio l'ultima della Cotonella, con scritta "perché non ci provi", propone donne seminude in pose lascive? Se sono le donne che comprano le mutande da donna, la pubblicità non dovrebbe essere indirizzata a loro? Non sarà che i "creativi" della pubblicità non sono così creativi e, se una formula (la donna nuda e lasciva) funziona, la ripropongono ovunque, anche a sproposito?

Contributo di Piero Fabbri.
--- Uno dei più grandi misteri della biologia e dell'etologia (ci sono un paio di libri di Richard Dawkins che illustrano bene la questione) è che sembra essere sempre valido il seguente teorema: poichè nelle forme di vita sessuate c'è un sesso che spende molte energie per portare avanti la fabbricazione del nuovo essere mentre l'altro sesso fa in genere assai meno fatica (cinque minuti contro nove mesi nel nostro caso, senza parlare delle cure parentali), in tutte le specie il sesso che fa meno fatica fa di tutto per mettersi in mostra. Palchi di corna che sono scomodissimi quando si tratta di scappare nei boschi, code di pavone che sono una manna per i predatori, insomma, un sacco di orpelli che mettono a repentaglio la sopravvivenza pur di convincere le femminucce di essere strafighi e meritevoli. Le femmine, giudici supreme che già pagano lo scotto della gravidanza, col cavolo che si mettono quelle robe scomode per apparire più belle.
Questo vale per tutte le specie, tranne per quella umana, in cui sono in genere le femmine che, nonostante paghino con lunga gravidanza e cure parentali quasi infinite, sono particolarmente attente agli orpelli seduttivi. I biologi non sanno rispondere, parlano di probabili interferenze culturali rispetto alla programmazione genetica.
Forse per la stessa ragione, la pubblicità delle mutande funziona col rimbalzo ("Guarda questo cretino di mio marito che faccia da pesce lesso fa di fronte alla fotografia di quella maiala in mutande... quasi quasi me le compro pure io, voglio vedere se poi mette su l'espressione da triglia ammandrillata anche con me..."). ---

Contributo di Gloria Trevisan.
--- Pur condividendo le motivazioni di Piero Fabbri, credo che, come spesso succede per i messaggi pubblicitari, il succo sia: "Se mi metto quelle mutande divento anch'io così", che potrebbe sembrare la sintesi della spiegazione di Fabbri ma è invece ristretto al pensiero delle donne, che abbiano o no un marito cretino con la faccia da pesce lesso ecc. ecc.
Certo, se poi si mettono le due cose insieme, le vendite sono assicurate! ---

 

 

Ultimo aggiornamento: 20 marzo 2011.

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