L'orologio
Un'altra mattina. La solita banchina. Poche anime che come lui si alzavano presto per andare al lavoro. Il treno era come sempre in ritardo e lui era immerso nei consueti pensieri quotidiani. Era un uomo realizzato: un buon lavoro, una moglie devota, un figlio che adorava. Eppure si sentiva incompleto, irrealizzato. Come se, mentre era intento a prendere un treno tutte le mattine, avesse a un certo punto perso il treno della propria vita. E mentre guardava le stanche lancette dell'orologio appeso al grigio muro della stazione, pensava a come sarebbero state le cose se avesse preso altre decisioni e fatto scelte diverse. Quel vecchio oggetto era l'incarnazione dei suoi rimpianti: l'uomo lo pregava ogni mattina di dargli una seconda scelta, di farlo tornare indietro di venti anni, mantenendo inalterate la sua coscienza e le sue esperienze. Sarebbe voluto ritornare a un periodo in cui si sentiva pronto ad affrontare qualsiasi sfida il futuro gli avesse posto di fronte. Purtroppo l'entusiasmo di quegli anni si era perso come l'energia che sentiva ormai defluita dal suo essere, al pari di una pila consumata arrivata alla fine della carica. Ma cosa gli era successo? Quale era l'evento che aveva segnato e l'aveva condotto stancamente a quella fermata? Purtroppo l'orologio ascoltava i suoi pensieri ma non rispondeva. In tanti anni era sempre rimasto impassibile alle sue richieste. Il treno stava arrivando, il suono della motrice era sempre più forte. L'uomo si rivolse ancora una volta all'orologio per una risposta, poi si lanciò.
Data di pubblicazione: 8 dicembre 2015.