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Analisi: Chi ha ucciso David Crane?

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Chi ha ucciso David Crane?, di Fabrizio Venerandi

Quintadicopertina è una casa editrice creata esplicitamente per la letteratura su supporto digitale, intesa come letteratura che non potrebbe esistere su un supporto diverso. I racconti e romanzi pubblicati sono quindi di tipo non sequenziale, con l’utilizzo di link ipertestuali per la loro navigazione e in formato epub, mobi oppure pdf, quindi espressamente realizzati per la lettura su ebook o PC.
Le opere attualmente in catalogo sono iperromanzi dove nelle unità testuali il lettore deve scegliere tra alcune possibilità permesse per potere proseguire il racconto. Nel linguaggio di Quintadicopertina le opere sono chiamate Polistorie, per la loro caratteristica di unire in un’unica opera più storie alternative tra di loro.

Noi invece continueremo a chiamare romanzo ipertestuale (o semplicemente romanzo) l’insieme di tutte le unità testuali di un’opera tra di loro unite per mezzo di link. Chiameremo d’ora in poi "storia singola" la sequenza delle unità testuali che vengono attraversate a partire dall’unità genitrice (eventualmente più di una) di tutte le storie, realizzando perciò una scelta per proseguire il racconto tutte le volte che risulta necessario, fino al termine del romanzo, cioè fino a un’unità testuale da cui non è possibile compiere scelte e proseguire ulteriormente. Giunti alla fine, per continuare a leggere altre storie singole, bisognerà ricominciare da un’unità testuale precedente (dall’unità testuale iniziale oppure da una intermedia alla storia, dando in quest’ultimo caso per scontata la prima parte della storia singola già percorsa) e da lì riprendere a leggere una nuova singola storia compiendo delle scelte differenti. La singola storia risulta essere quindi un’istanza di percorso, all’interno del romanzo ipertestuale, dalla prima unità testuale fino a un’unità testuale terminale. È abbastanza difficile da spiegare, ma il concetto è piuttosto semplice, spero.

La prima opera che recensiamo di Quintadicopertina è "Chi ha ucciso David Crane?" di Fabrizio Venerandi. Si tratta, apparentemente, di una storia "a possibilità", ha un’unica pagina di inizio della storia e un numero ridotto di pagine di fine (tre? quattro? è sempre difficile essere precisi con gli iperromanzi). Il romanzo è narrato in prima persona dal protagonista, che propone al lettore di volta in volta le scelte per proseguire nella lettura della singola storia.
All’inizio della storia il lettore viene a trovarsi in una situazione pericolosa per il protagonista, e immediatamente gli viene proposta una scelta importante: proseguire la storia attuale oppure ricordare i fatti precedenti per capire, in un lungo flashback, il motivo per cui il protagonista si trova in quella situazione. La scelta è importante dal punto di vista della narrazione poiché, nel caso venga scelto di vivere la storia attuale, non sarà più possibile tornare a leggere il flashback (a meno di ricominciare il romanzo dall’inizio). Viceversa, la scelta di leggere il flashback permetterà, al suo termine, di riprendere gli avvenimenti "attuali" e di leggere la vicenda iniziata nella prima pagina.
Questa prima considerazione ci porta a identificare un punto importante di "David Crane": le scelte offerte al lettore, al termine delle pagine, hanno conseguenza principalmente sulla narrazione e, parzialmente, sulla sequenza delle azioni del protagonista, hanno molta meno influenza, invece, sugli avvenimenti della storia o sul destino dei personaggi. La scelta dell’autore è quindi stata di lavorare, tramite i link, sul "romanzo" e non sulle vicende della storia narrata. Vedremo in futuro, nell’analisi di un altro romanzo ipertestuale dello stesso editore, che la scelta può essere opposta: le scelte del lettore hanno influenza sulle vicende della storia narrata e non riguardano, invece, la narrazione in sè.

Proviamo a seguire le varie parti del romanzo, verificandone il funzionamento dal punto di vista della struttura ipertestuale. Abbiamo detto che la prima pagina permette di scegliere tra un link che porta a un lungo flashback e un link che porta alla conclusione della vicenda: noi seguiremo il flashback.

Il flashback è costituito, in una prima parte, da una serie di pagine che portano il lettore, attraverso una sequenza di pagine dipendenti dalle scelte realizzate, a giungere a una unica pagina di termine della prima parte. Le pagine sono associate a parti di narrazione, e le scelte del lettore non influenzano la vicenda ma unicamente quali pagine e in quale ordine sono attraversate nella storia singola.
La seconda parte del flashback consiste nell’arrivo del protagonista/narratore in un’università e nel suo vagabondare nell’edificio alla ricerca di informazioni. In questa parte viene utilizzata una assegnazione topografica delle pagine, cioè molto spesso una pagina è dedicata a un locale dell’università e ogni link che porta fuori dalla pagina è relativo a una porta o comunque un passaggio fisico che permette di spostarsi in un altro locale. Altri link inoltre sono associati a oggetti presenti nel locale, permettendo così al lettore di andare su pagine che gli forniscono maggiori informazioni su alcuni oggetti. Questa parte del romanzo è costituita da un grande numero di pagine e da un numero ancora maggiore di link che interconnettono le pagine, realizzando un vero e proprio labirinto.

Al termine del flashback la storia si ricongiunge con la conclusione che poteva essere anche raggiunta direttamente dalla prima pagina. La conclusione è costruita come la prima parte del flashback: pagine che il lettore percorre scegliendo un numero ridotto di link, con la particolarità che il passaggio oppure no su una determinata pagina influisce sul prosieguo della storia, in particolare sulle ultime pagine dell’intero romanzo.

Lo studio del romanzo di Venerandi ci offre due spunti di discussione.
Il primo riguarda le possibilità del formato epub. L'autore ha costruito una storia che ha un punto di snodo che ne varia il finale: il finale è diverso se il lettore, durante la narrazione, passa da una certa pagina oppure se non ci passa. Se il romanzo ipertestuale fosse stato sviluppato su un sito web, in linguaggio php o asp, sarebbe stato semplice gestire il passaggio utilizzando una variabile di ingresso, viceversa la povertà dell'epub, analoga a quella dell'html, ha costretto l’autore a sdoppiare un gran numero di pagine con l'unico scopo di mantenere su una sequenza di pagine l'informazione "pagina di snodo attraversata" e sull’altra sequenza l’informazione "pagina di snodo non attraversata". Questo significa che il romanzo avrebbe potuto contenere, forse e a fatica, due o tre pagine di snodo, ma non di più perchè la gestione delle troppe pagine replicate sarebbe stata difficilmente realizzabile.
Insomma: l'epub è un formato che fa egregiamente il suo lavoro di formattazione e presentazione di informazioni testuali e permette (fortunatamente) la gestione degli iperlink, non è però stato studiato espressamente per gestire romanzi ipertestuali un po’ complessi. Per fare questo lo scrittore dovrà adeguarsi alle sue limitazioni, eventualmente ingegnandosi come Venerandi per ottenere risultati complessi, se vorrà scrivere dei romanzi ipertestuali leggibili su ebook.

Il secondo spunto è invece relativo alla parte intermedia del romanzo, quando il protagonista si trova all'interno del labirinto di locali dell'università; abbiamo detto che stanze e corridoi dell’università hanno un equivalente nelle pagine, e le porte e i passaggi un equivalente nei link del romanzo ipertestuale. L'intenzione dell'autore era (penso) di riprodurre lo spaesamento del protagonista in un luogo sconosciuto e intricato, alla ricerca di informazioni senza avere alcun indizio di dove avrebbe potuto trovarle. Lo stesso spaesamento che avrebbe dovuto provare il lettore di fronte a un dedalo di pagine in cui perdersi. La sensazione che ho avuto io è stata la stessa che si ha di fronte a un dialogo trascritto fedelmente: tutti gli scrittori sanno che, per scrivere un dialogo interessante, non si può semplicemente trascrivere un dialogo reale. Il motivo è che ciò che è naturale nella realtà suona invece falso e noioso se viene letto, per questo motivo un buon dialogo letterario deve essere costruito attentamente affinché suoni "vero".
Uguale cosa a mio parere vale per il labirinto di stanze e corridoi del romanzo: l'autore si è sicuramente costruito una mappa dell’università, magari ha utilizzato la vera mappa di una università, magari le stanze e i passaggi nel romanzo corrispondevano a quelle reali. Ma una cosa è trovarsi in una stanza con tre porte, altra è leggere "entro in una stanza con una porta a nord, una a est e una a sud-ovest". Nella realtà non succederà mai di sbagliarsi e infilarsi nella porta da cui si è appena entrati, nel romanzo invece questo può accadere (e accade con una certa frequenza). Con un po' di attenzione nella realtà si possono assumere dei riferimenti e muoversi fino ad avere una buona sensazione su dove ci si trova, nel romanzo questo è molto più difficile, forse impossibile, a meno di costruirsi una mappa delle stanze mentre le si percorrono. Nella realtà, poi, è facile entrare in una stanza e, capendo di esserci già stati, uscirne immediatamente, nel romanzo invece non è così semplice gestire il fatto che, se si è entrati in una stanza dalla porta a sud-est (a patto di ricordarselo) bisogna uscirne dalla porta a nord-ovest.
Penso perciò che sia necessario, per creare uno spaesamento del lettore analogo a quello del protagonista, uscire dalla trasposizione della realtà pura e semplice e costruire una struttura letteraria che la riproduca non nella forma ma nelle sensazioni prodotte.
Personalmente, dopo un po' che vagavo nel labirinto senza riuscire a raccapezzarmi e rifiutandomi di disegnare una mappa del luogo (per il motivo che non l’avrei mai fatto nel mondo reale), ho iniziato a percorrere il romanzo disinteressandomi dei link, muovendomi pagina dopo pagina in modo sequenziale e attraversando in questo modo le lessie a mano a mano che le incontravo e in modo avulso dal racconto, cercando di trovare qualche indizio nel testo che mi facesse capire che ero incappato in qualcosa di importante per uscire dal labirinto. Solo in questo modo sono riuscito a uscire dall’abbraccio mortale (per il romanzo ipertestuale) del labirinto.
Le considerazioni fatte per il labirinto dell’università sono generalizzabili: la struttura dell’ipertesto ci fornisce possibilità nuove rispetto al normale romanzo, sarà importante capire e provare in quale modo queste possibilità possono essere usate al meglio.

Voto alla complessità di contenuti: 6/10
I contenuti sono complessi in tre modi diversi: per la possibilità di avere due finali differenti (dipendenti dall’avere attraversata oppure no una specifica pagina durante la lettura), per la presenza del labirinto dell’università in cui il protagonista si perde, per la possibilità di scegliere la sequenza delle pagine da leggere (con il possibile risultato di non attraversare alcune pagine del romanzo).
La possibilità di avere finali diversi è sicuramente un punto a favore importante del racconto, e penso che la scelta di avere solo due possibili finali sia un fattore positivo: il lettore non si trova nella situazione, al termine del romanzo, di dovere navigare avanti e indietro per cercare di esaurire tutte le possibili strade che il romanzo gli offre, magari confondendo tra loro situazioni che non appartengono alla stessa storia singola. I due finali, entrambi ben studiati dall’autore, rendono quindi più vivo e intrigante il libro: sarebbe stato sicuramente difficile realizzare un numero più alto di finali che risultassero tutti interessanti alla lettura e coerenti con la storia.
Il labirinto di pagine invece, pur permettendo di realizzare una molteplicità di percorsi all’interno del racconto, mi è sembrato appesantire inutilmente la parte centrale del libro, rendendo faticosa la lettura e obbligando il lettore ad assumere dei punti di ancoraggio esterni alla narrazione per riuscire a districarsi (ad esempio facendo una mappa dell’università, o dimenticando i link e scorrendo sequenzialmente le unità testuali del romanzo).
Infine la possibilità di vagare tra le pagine seguendo i link: può cambiarne la sequenza, alcune pagine possono essere attraversate oppure no, ma in definitiva non cambia il senso della storia, agendo solo sul livello narrativo del racconto.

Voto alla complessità di forma: 7/10
La complessità della forma è sicuramente elevata: si tratta di un romanzo ipertestuale che può essere letto sul PC o su un lettore di ebook. L’autore ha anche tentato di superare i limiti propri del linguaggio epub ingegnandosi per fornire al lettore due finali della storia che dipendono dall’attraversamento di una determinata pagina da parte del lettore. Le lessie sono costituite da un’unità testuale seguita dall’insieme dei link (in alcuni casi solo uno) tra i quali il lettore può fare la sua scelta per proseguire. Non sono presenti link all'interno della parte testuale.
Nella prima parte del flashback sono utilizzati link di un tipo che sta a metà strada tra gli accessori e l’accumulazione, in quanto la storia si viene a creare tramite il susseguirsi delle pagine scelte dal lettore, dove alcune pagine ne costituiscono l’ossatura e vengono sempre attraversate, indipendentemente dalle scelte dei link, mentre altre pagine sono accessorie e possono essere attraversate oppure no. La storia non varia in dipendenza delle pagine attraversate oppure no.
La porzione del labirinto nell’università è costituita invece da link di tipo ad accumulazione: le pagine sono associate a locali dell’edificio, ognuna di queste pagine può essere attraversata o no, in conseguenza dei movimenti del protagonista (comandati dal lettore), e la storia è il risultato di questi movimenti e delle unità testuali associate ai luoghi. Anche in questo caso la storia non dipende dalla sequenza delle pagine attraversate.
La parte conclusiva del racconto è costruita come la prima parte del flashback, con l’aggiunta di una pagina di snodo che può essere attraversata oppure no dal lettore, e che quindi con link di tipo a possibilità permette lo sdoppiamento del finale della storia.

Fabrizio Venerandi ha risposto sul suo blog alla recensione della Parolata.

 

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Data di pubblicazione: 29 novembre 2010.

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