Ribollita in pillole
Prima pillola
Ci troviamo, tutti insieme, a vivere nel periodo dell'anno successivo all'estate. Siamo nell'emisfero boreale, quindi la mezza stagione sopraggiungente ci arreca un sollievo dagli eccessi di caldo e di umidità sperimentati nei tre mesi precedenti. Spossati quindi dal clima, ma rinvigoriti dall'oramai tradizionale periodo vacanziero che si accompagna alla chiusura delle scuole, ci accingiamo ai saldi che chiudono la bella stagione e al cambio stagionale dei guardaroba: via i vestiti leggeri e colorati di lino, di seta, di fresco cotone e, al loro posto, largo alle pesanti gonne, ai pantaloni di velluto, ai maglioni scuri e agli scialli neri.
Seconda pillola
Perché con la bella stagione anche i colori sembrano andare in letargo, perché i colori allegri non amano le giornate cupe e fredde. E dopo l'estate tutto sembra effettivamente assopirsi: certo, ci saranno ancora belle giornate, e nella parte ricca del mondo, seppure con poca neve, la gente andrà in montagna per puro piacere, per scendere sui fianchi dei monti con gli sci o le tavole ai piedi, vestiti di tute sgargianti: colori stakanovisti che non riposano mai? No, colori con abitudini particolari, che vanno in letargo col caldo e vivono d'inverno.
Terza pillola
Allora non è vero che i colori vanno in letargo: sono i vestiti che hanno bisogno di riposo. Chissà se anche ai tropici i vestiti vanno in letargo. E iniziano le piogge, dovrebbero iniziare le piogge. E tutto rallenta nel mondo: il metabolismo, la vegetazione, il giallo estivo si trasforma, neanche tanto lentamente, in marrone, magari passando per quei rossi accesi che fanno dire - che bello, sembra finto.
Quarta pillola
Chiazze di rosso impossibile in un bosco altrimenti credibile, foglie studiate da un pittore pazzo, forse incapace, ma sicuramente visionario. Foglie che aggiungono poesia in un mondo che ne ha troppo poca. E i rami che sembrano essere morti, senza vita, perché noi si associa la vita degli alberi alle foglie.
Quinta pillola
Ma i rami, l'albero, ritorneranno sfolgoranti dopo l'inverno, a testimoniare che non sono morti, che erano solo addormentati, assenti, in riposo, come i vestiti. Le foglie, loro sì che muoiono, che non sopravvivono, che ci lasciano. Ma le foglie continuano buddisticamente a rimanere tra di noi, non più foglie ma concime, e vermi, e uccelli, e felini, e escrementi, e altri alberi e altre foglie.
Pubblicata il 21/5/2007.