Chiamatemi Raffaele

Trentanovesimo incipit rovinato

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Primo indizio
Non c'è niente da ridere, qui. E vogliamo che la cosa sia ben chiara sin dall'inizio: omicidio, pena scontata e ritorno a casa. Ma non è la casa di una volta: tutto è diverso, tutto è peggiorato.

Secondo indizio
Per fortuna la vita non finisce così: c'è sempre un'altra possibilità, almeno qui. E allora si parte, ci si sposta, si va ad ovest. Insieme ad altri, ad altre persone nella medesima, triste situazione.

Terzo indizio
Il viaggio è lungo e doloroso, e si muore. Ma tornare indietro non si può, si può solo più andare avanti, oramai. E, in questi periodi di crisi, il problema è che non c'è lavoro per tutti, non ci sono soldi e non c'è terra. In cambio, invece, ci sono rivolte, tumulti, violenza.

Quarto indizio
E poi c'è un bambino nato morto, c'è un omicidio casuale che reclama un colpevole, c'è la disperazione e, alla fine, ma proprio alla fine, una piccola luce di speranza.

Quinto indizio: incipit
Acqua, acqua dalle nuvole, acqua che porta il bene, che cancella i dolori, che fa rialzare verso il cielo la testa ai contadini e al grano, che fa crescere abbondante l'erba lungo le strade e i fossi, fino a nascondere il marrone della terra con un tappeto verde.

La soluzione e il vero incipit sono in fondo alla pagina.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Soluzione
Furore, di John Steinbeck.

Incipit reale
Nella regione rossa e in parte della regione grigia dell'Oklahoma le ultime piogge erano state benigne, e non avevano lasciato profonde incisioni sulla faccia della terra, già tutta solcata di cicatrici. Gli aratri avevano cancellato le superficiali impronte dei rivoletti di scolo. Le ultime piogge avevano fatto rialzare la testa al granturco e stabilito colonie d'erbacce e d'ortiche sulle prode dei fossi, cosí che il grigio e il rosso cupo cominciavano a scomparire sotto una coltre verdeggiante.

Parolata.it è a cura di Carlo Cinato.
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